Il desiderio di vivere una vita felice

SuorMilena

Tutti portiamo nel cuore il desiderio di vivere una vita felice, realizzata nell’amore, e l’amore vero scaturisce solo da una Sorgente: Dio. Siamo tutti assetati, tutti desiderosi di dissetarci a quella Sorgente. Così, pur non conoscendoci, siamo parte gli uni degli altri perché tutti creati per amare; per strade diverse possiamo cercare e trovare l’Amore vero, a patto di non accontentarci di surrogati.

Di seguito, vi narro la storia della mia ricerca, del mio viaggio verso la Sorgente.

Sono cresciuta in una famiglia buona. A quei tempi i miei genitori non avevano la fede di oggi ma sapevano trasmettere valori, quali la bontà, la generosità e il sacrificio. Mio padre non mi parlava mai di Gesù; mi faceva contemplare un quadro di Karl Marx che stava in fondo al corridoio di casa dicendo che quello era stato un grande uomo….ma a me metteva solo tanta paura. La domenica la trascorrevo non alla Messa ma andando di casa in casa con mio padre a vendere l’Unità. Ricordo che una volta un uomo meravigliato della mia presenza chiese a mio padre se fossi sua figlia, lui rispose: ‘Sì!’; quell’uomo con il sorriso in volto e in dialetto romagnolo disse: ‘Sarebbe pur bella, e se si facesse suora?’. Quell’uomo fu profetico perché così andò.

Alla mia prima comunione sentii di aver trovato un amico vero che sarebbe stato con me per sempre, ma poi come accade a molti, ricevuta la Cresima, mi dimenticai di Dio e in Chiesa non mi videro più per ben sei anni. Eppure Lui non mi aveva dimenticato. Il Signore ci lascia liberi di vivere lontano da Lui ma non ci abbandona, e al momento giusto sa farsi sentire.

Passarono gli anni e incontrai due persone che hanno saputo lasciare un segno: sono state lo strumento usato da Dio per farmi ritornare a Lui. Una era la mia migliore amica, l’altra la mia professoressa preferita. Esse mi parlarono di Gesù, della Salvezza che è venuto a portare. Quelle parole rispondevano alla mia sete di amore e davano un senso nuovo al mio vivere; così, pian piano, mi trovai a ricercare Gesù su quella strada che sembrava avessi smarrito.

La malattia della mia mamma poi, mi aveva reso sensibile al dolore altrui e desiderosa di aiutare i sofferenti, così decisi di studiare per diventare infermiera. Gesù era lì in ogni malato che incontravo. Quegli anni di studio e lavoro furono duri ma di una ricchezza unica. Nei sofferenti Gesù è presente due volte e sono loro le pietre nascoste ma vive della Chiesa. Prendersi cura degli altri è una via privilegiata per avvicinarsi a Dio e in alcuni casi, dall’essere infermiera a diventare suora la strada è breve.

Con il passare del tempo però, non mi bastava più donare un po’ delle mie giornate a Gesù. Lui meritava tutto. Iniziai così la ricerca del luogo dove il Signore mi stava chiamando e feci delle esperienze in alcuni Istituti di suore, pregando incessantemente che mi mostrasse la via. Ma ancora niente. Un giorno, mi trovavo in una Parrocchia che non era la mia e, pregando di fronte alla statua del Sacro Cuore di Gesù dicevo: ‘Gesù, un posto per me non lo trovi?’. Una signora anziana mi si accostò dicendo: ‘Che bella questa giovane che viene qui a pregare, non hai mai pensato di farti suora?’. Mi disse che aveva una figlia consacrata, mi diede il numero di telefono e l’indirizzo. Gesù mi aveva dato la sua risposta. Partii per conoscere quella comunità di suore senza sapere dove sarei andata e con nel cuore la certezza che stavo rispondendo alla chiamata di Dio.

Fu così che mi ritrovai nella casa delle Sorelle Minori Francescane, una piccola comunità di suore nel cuore della Toscana. Incontrai i loro volti sorridenti, percepii la loro gioia profonda, restai edificata dalla loro affabilità e gentilezza, e dalla passione che mettevano in ogni loro attività. Durante la mia permanenza vidi queste Sorelle vivere a contatto con le famiglie, accompagnandole nelle difficoltà e nel dolore con la preghiera e con l’azione. Le vidi prendersi cura degli ammalati, recando loro pace, gioia e consolazione. Le vidi ancora occuparsi del santuario di S. Maria delle Vertighe ed animarvi la liturgia eucaristica. Presi parte commossa alla loro preghiera comunitaria, che oltre alla Liturgia delle Ore e alla S. Messa, prevede un’ora quotidiana di adorazione al SS. Sacramento e di meditazione della Parola. Ma la cosa che più mi colpì è lo stile di vita, la loro povertà vissuta nel più genuino spirito francescano: nessuno stipendio, nessuna rendita, nessuna umana sicurezza, ma solo totale abbandono alla Provvidenza di Dio, che “nutre gli uccelli del cielo” e “veste i gigli del campo”(Mt. 6,26-29).

Fin da quei primi giorni sentii di appartenere a questa Fraternità. Capii che il mio posto era lì perché mi sentii come a casa con nel cuore una gioia ‘divina’, mai provata prima. Così ebbe inizio un cammino che ancora continua. Un cammino fatto di gioie e tristezze, fatiche e meraviglie. Ogni anima ha la sua storia, il suo incontro con Gesù, la sua missione unica e, per quanto mi riguarda, so che Dio non mi ha chiamata perché migliore di altri, ma perché più fragile e bisognosa di Lui. E posso dire: ‘Sia benedetta la mia fragilità che mi ha riportata a Dio’.

Questo è il tempo in cui la vastità del male pare annebbiare i cuori, ma Gesù continua a passare in mezzo a noi “beneficando e risanando tutti coloro che stanno sotto il potere del diavolo”(At. 10,38). Lo fa attraverso persone che si prendono cura dei più piccoli e bisognosi; lo fa attraverso anime che nel silenzio e nel nascondimento continuano ad esser segno operante del suo Amore e della sua Misericordia, che sa guarire e vivificare; un Amore che si sperimenta in misura tanto più grande quanto più ci si sente perdonati. Preghiamo ogni giorno, affinché tanti cuori facciano ritorno a Dio e possano sperimentare la grandezza del suo Amore, il solo capace di colmare il cuore umano.

Al termine di questo racconto vorrei fare una domanda a te che mi leggi: Stai andando verso la Sorgente o ti accontenti di un surrogato?

Auguro a tutti di avere ‘tanta sete’, per cercare e trovare l’Amore con la A maiuscola, in qualunque stato di vita Dio vi abbia chiamati.

 Suor Milena Orlandi

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