La Speranza nella Bibbia

Nella Sacra Scrittura la Speranza è presentata come “attesa” di una salvezza futura. Il regno di Dio, attraverso Cristo, garantisce che non si tratta di una utopia o di una illusione. La speranza si fonda sul Dio fedele (1 Cor 1,9) e si adempirà con la parusia (ritorno) di Cristo. E’ però una promessa fatta fin d’ora al mondo che rende i cristiani lieti, forti, perseveranti e sinceri (cfr Rm 12,12; 2Cor 3,12), a differenza di coloro che sono “senza speranza” (Ef 2,12) e ritengono il mondo assurdo. Nelle vicissitudini dell’Antico testamento la speranza di Israele si concentra progressivamente sulla venuta del Messia che libererà definitivamente il suo popolo, aprendo un’era di pace universale. Gli ebrei, nel corso della loro storia interrogano Dio, si rivoltano contro di Lui, si pentono e poi riprendono a sperare nel loro Dio. All’epoca dei Maccabei (2Mac 12,44-45) nasce la speranza nella risurrezione individuale, dopo la morte, per una vita di beatitudine, ben diversa dallo sheol del tardo giudaismo, “luogo del soggiorno” dei morti dove l’esistenza era larvale, priva di gioia, lontana da Dio e dalla vera vita. Per i cristiani la venuta di Gesù, Messia e Figlio unico di Dio, risorto e salvatore ha superato le attese di Israele. Oggetto della speranza è la partecipazione alla risurrezione di Cristo, il suo ritorno alla fine dei tempi e l’instaurazione definitiva del Regno di Dio. Già nei Vangeli Sinottici troviamo la speranza intesa in questo senso, ma è S. Paolo che sviluppa il concetto in modo ampio e meditato nella sua prima lettera ai Tessalonicesi (4,13-19).

Nadia Sbisà

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