Speranza e attesa

Speranza e attesa: sono due virtù senza le quali è impossibile vivere la fiducia tra noi, perché troppo spesso questa fiducia può venire delusa. Abbiamo tutti fatto esperienze umane che tendono a chiuderci il cuore e ce lo potrà aprire soltanto una grande speranza, quella che la Chiesa ci ripete continuamente: Gesù si manifesterà, Gesù riempirà la nostra vita. Noi viviamo in questa attesa, in questa tensione verso il bene futuro amato e desiderato, verso la manifestazione della pienezza della vita di Dio in noi.

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Se essa manca, se languisce, allora l’atteggiamento di fiducia e benevolenza sarà quasi impossibile perché le circostanze quotidiane tendono a distruggerlo in noi. La mancanza di questa attesa, di questa speranza può essere davvero una delle più grandi tragedie del nostro tempo.  Se noi ci ripieghiamo soltanto sul presente, ansiosi di goderne al massimo, oppure ci amareggiamo perché le cose del presente ci disgustano o non ci soddisfano, se manchiamo di questa visione dell’avvenire, di questa speranza della manifestazione della gloria di Dio, noi non possiamo essere né il sale della terra né il lievito della pasta. Continua a leggere

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L’ultimo sigillo

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Il beato Francesco due anni prima della sua morte fece nel ‘luogo’ della Verna una quaresima a onore della beata Vergine Madre di Dio e del beato Michele Arcangelo, dalla festa dell’Assunzione di santa Maria Vergine fino alla festa di san Michele di settembre; e scese su di lui la mano del Signore: dopo la visione e le parole del Serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo, fece queste lodi scritte dall’altro lato della pergamena e le scrisse di sua mano, rendendo grazie a Dio per il beneficio a lui fatto. È bene precisare che negli ultimi tempi della sua vita Francesco dovette sostenere, per oltre due anni, una grandissima tentazione. I suoi compagni raccontano che, mentre si trovava alla Porziuncola, piombò in una «gravissima tentazione dello spirito». Da quel momento non riusciva più a mostrarsi lieto come lo era di solito, divenne insolitamente taciturno, si isolava dagli altri, nella preghiera si abbandonava sovente alle lacrime, chiedendo al Signore che l’aiutasse a superare quel momento terribile. Lo stesso gli accadde sul monte della Verna, quando ricevette le stimmate. Continua a leggere

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Le decisioni difficili e il turbamento della coscienza

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Recentemente più di una persona si è rivolta a me chiedendo consiglio e preghiere. Ho visto nel loro cuore quel turbamento che attanaglia la coscienza di fronte a difficili decisioni. Ciò mi ha fatto molto riflettere e pensare … certo la preghiera è importante. E anche l’affidamento alla volontà di Dio, certamente … e quando accade (perché accade!) che Dio non mostri la via e non indichi quale sia la sua volontà? Che fare?  Credo che a volte Dio ci inviti a decidere secondo la nostra coscienza; a volte vuole che corriamo dei rischi e che usuamo bene il libero arbitrio che ci ha dato,  anche se non siamo sicuri che quella sia la decisione migliore. In realtà, nella capacità di decidere nell’incertezza, vi è un atteggiamento di fiducia e di abbandono:  «Signore, ho riflettuto e pregato per sapere quale fosse la tua volontà. Non vedo le cose molto chiaramente, ma non  mi turbo. Non intendo passare ore ed ore a rompermi la testa: decido per tale cosa perché, tutto considerato, mi sembra la migliore, e abbandono tutto nelle tue mani. So bene che anche se dovessi sbagliare non me ne vorresti, perché ho agito con una retta intenzione, e sarai capace di trarre del bene da questo errore.  Sarà per me fonte di umiltà e ne ricaverò qualche insegnamento! ».     A tutti, buon cammino!

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La filiazione divina di Maria

Assunta

Maria è nel suo letto e da lì viene portata in Cielo. È il contenuto più semplice che si possa immaginare: dalla casa terrena il Figlio riporta la Madre alla casa definitiva. È una riunione della famiglia celeste a cui assistono i discepoli. Ma non è solo questo. Con l’assunzione di Maria l’umanità vede completare la sua dignità divina, perché da quel momento allo stare in Cielo del corpo di un Uomo, si aggiunge anche lo stare in Cielo del corpo di una Donna. La liturgia spesso definisce Maria “nuova Eva” e l’Assunzione ce lo conferma: Adamo ed Eva hanno peccato assieme e, in maniera simmetrica, da un giorno come oggi in poi Gesù e Maria, un Uomo e una Donna, sono entrambi in Cielo con il loro corpo. Continua a leggere

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Ricomincia ….

seme che germoglia e cresce
Se sei stanco e la strada ti sembra lunga,
se ti accorgi che hai sbagliato strada,
Non lasciarti portare dai giorni e dai tempi, Ricomincia.
Se la vita ti sembra troppo assurda,
Se sei deluso da troppe cose e da troppe persone
Non cercare di capire il perché, Ricomincia.
Se hai provato ad amare ed essere utile,
Se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti,
Non lasciar là un impegno assolto a metà, Ricomincia.
Se gli altri ti guardano con rimprovero,
Se sono delusi di te, irritati,
Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia.
Perché l’albero germoglia di nuovo dimenticando l’inverno,
Il ramo fiorisce senza domandare perché,
E l’uccello fa il suo nido senza pensare all’autunno,
Perché la vita è speranza e sempre ricomincia…

 

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Il porto sicuro

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Ogni giorno si rinnova il miracolo dell’esistenza e del mondo, ma non siamo capaci di coglierlo per esprimere sorpresa e ringraziamento, anzi siamo indotti a ritenerlo come scontato e dovuto. Questo modo di vedere ci fa commettere un grande errore di valutazione, denunciato da S. Agostino. Egli nota che gli uomini si stupiscono solo dei miracoli, che sono rari, di ciò che è straordinario, perchè non si rendono conto che il più grande miracolo è ciò che ordinariamente accade e che non è per nulla scontato che accada. La straordinarietà dell’ordinario è un dono per cui ringraziare il creatore e questo favorisce la fiducia in Dio. L’espressione di ciò è la preghiera, che non rientra sempre meno nelle nostre abitudini: la preghiera del mattino, prima e/o dopo i pasti.
Una crescente fiducia in Dio ci soccorre quando scende il buio della sera, cioè nei momenti di difficoltà. Dio pone un limite alle forze della morte, non permette che essa inghiotta tutto, il che renderebbe tutto assurdo. Egli ci assicura della sua presenza accanto a noi nei momenti di difficoltà attraverso il suo Figlio Gesù. Fatto uomo per essere accanto a noi, è salito sulla barca dell’umanità che non ha sempre una navigazione tranquilla. Egli è colui cui il vento e il mare obbediscono che pone un limite invalicabile alle forze del caos e della morte. Nelle tenebre del dolore e della morte Egli ha portato la luce della vittoria, ha fatto retrocedere le forze del male in modo definitivo. Egli ci rassicura: “Non abbiate paura. Io ho vinto il mondo”. Con Lui si giunge al porto sicuro …

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Il coraggio dell’umiltà

Umiltà

Quella dell’umiltà non è la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, Patroni d’Italia. Penso anche a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, santa Maria Goretti, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli. E penso ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi ‘anonimi’, ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica, con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi!

Papa Benedetto XVI

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Maggio

maggio

Maggio è il mese della gioia e dei fiori/ ogni pianta, ogni siepe si veste di foglie e colori. /Sembra non sappia dei nostri problemi la natura / par non s’accorga che la vita è sempre più dura. / Ogni anno, bene o male che sia, lei continua a fiorire come fosse poesia / e senza parlare tocca le emozioni profonde del cuore; / ci assicura che non siamo fatti per la morte e il dolore /non è l’inverno l’ultima stagione / della vita e dell’anno / che finisce la corsa con pene ed affanno; / è l’estate carica di frutti gustosi / che arrivano dopo la gioia di fiori radiosi. / Così senza troppa tristezza nel guardar questo mondo agitato / pensiamo ai doni che il ciel ci ha donato / capacità di fare del bene con azioni, parole e preghiera / porterà frutti di pace più vera. / E in questi giorni del mese più bello che abbiamo, / la Mamma del cielo ci prende per mano / e come ogni figlio vicino alla madre si sente al sicuro / ricorriamo a Lei in questo tempo così duro.

Suor Francesca Bordoni

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Le destinatarie del primo annuncio pasquale.

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Dal momento che tutti e quattro i Vangeli concordano nell’affermare che il primo annuncio della risurrezione è stato affidato alle pie donne, fermiamoci a conoscere più da vicino questa presenza femminile accanto a Gesù. Queste donne le abbiamo incontrate (omettendo il viaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme) al Golgota: “E anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea stavano a guardare” (Lc.23,49). Esse erano presenti anche al momento della sepoltura: “…e osservavano il sepolcro e come veniva deposto il corpo di Gesù” (Lc.23,55). La loro è stata una presenza discreta, quasi in disparte. Ma è una presenza! Dei discepoli di Gesù nemmeno l’ombra, di loro era stato detto: “Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono”. Per Luca, queste donne, sono vere discepole. Loro hanno portato avanti fino alla fine tutto ciò che Gesù aveva chiesto ad ogni discepolo. Facciamo attenzione ai verbi che ci presentano l’identikit di queste donne, in maniera di capire meglio perché sono le destinatarie dell’annuncio pasquale: loro “seguono” Gesù, “stanno” con lui da quando lo hanno incontrato in Galilea, “servono” come lui serve, “salgono” con lui sul monte Golgota. In poche parole Luca ha concentrato tutte le esigenze della sequela che sono sparse un po’ qua e un po’ la in tutto il suo Vangelo (come in quello di Marco). Quattro verbi profondamente di chiamata e di risposta: seguire, servire, stare, salire. Continua a leggere

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Imparare l’amore

Non ci sono rumori di fucile e cannone

mentre guardo e ascolto dal mio balcone.

Eppure in una diversa misura e situazione

tante piccole guerre vi sono in ogni abitazione.

Si discute su chi ha ragione e su chi ha la colpa

eppure è in tutti e in ciascuno in una volta.

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