Il giorno della lotta è detto “giorno malvagio”, in quanto è considerato nella prospettiva dello scontro finale. Come a dire che ogni momento della tormentata vicenda terrena è teatro di lotta, ma questa registrerà il suo culmine, e conseguentemente si rivelerà risolutiva, solo nelle battute finali, quando satana sarà vinto. D’altra parte, nella lotta quotidiana si esprime e viene anticipata la collisione tra le forze antagoniste che agitano la storia dell’uomo e del mondo e che avranno il loro epilogo alla fine della storia. L’espressione “giorno malvagio” è mutuata dalla tradizione profetica. Isaia parla di “giorno di panico, di distruzione e di smarrimento”. Gli fanno eco i profeti minori che lo definiscono “giorno di tenebra e di caligine, giorno di nube e di oscurità”. Quale sia la condotta da assumere nel “giorno malvagio” è detto da Paolo con un’espressione dalle profonde risonanze: “Da uomini saggi, profittate del tempo presente”. Il “tempo presente” rimanda al termine kairòs, che indica non la neutra scansione delle ore (krònos), ma il momento propizio, l’occasione opportuna, l’evento irripetibile. In tale frangente, il comportamento dell’uomo saggio è paragonabile a chi si reca di buon ora al mercato per approvvigionarsi di una merce che, se lui ritardasse, finirebbe per non trovare più: tale è il senso del verbo “profittare”, “portare via dalla piazza” in cui si svolge il mercato. Infine, va ricordato l’ammonimento di Paolo a Timoteo: “Nessuno, quando presta servizio militare, s’intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l’ha arruolato”. Che è come dire: il combattimento spirituale comporta una dedizione totale alla causa che si intende servire.
Antonio Gentili