
«Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me.» (Lc 22,19)
Nel silenzio dell’Ultima Cena, un mistero eterno si rovescia nel tempo. Il Verbo fatto carne, il Figlio dell’Altissimo, colui che cammina sui flutti e chiama i morti alla vita, si fa Pane. Non è simbolo, non è metafora. È realtà più reale del visibile, sostanza più sostanziale della materia. È Dio che si dona, che si spezza, che si nasconde nella fragilità di un’ostia bianca.
Nel Corpus Domini celebriamo lo scandalo dell’amore che si abbassa. L’Eucaristia è l’umiltà di Dio che, per entrare nella nostra fame, sceglie la forma più umile del creato: il pane. Non si impone, non brilla, non stupisce. Eppure, sotto quella povertà si cela l’onnipotenza che regge il cosmo.
Mistero di Fede, Mistero di Fuoco
Ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia, ci avviciniamo al roveto ardente. Il Santissimo Sacramento è il fuoco che brucia senza consumare, la Presenza viva del Crocifisso Risorto. Eppure, quanto spesso ci accostiamo con abitudine, con fretta, senza stupore? Come Pietro sul Tabor, ci è data una gloria che i nostri occhi non sanno reggere. E allora Egli si vela, come a Emmaus: «Lo riconobbero nello spezzare il pane».
Il Pane che forma la Chiesa
Nella liturgia odierna, l’evangelista Luca ci mostra Gesù che moltiplica i pani per una folla affamata. È figura dell’Eucaristia: Gesù benedice, spezza e distribuisce. Ma c’è un dettaglio mistico: prima affida quei pochi pani ai discepoli. È attraverso mani consacrate, fragili e impastate di umanità, che il Pane vivo passa ancora. Eppure, quel miracolo continua ogni giorno sugli altari del mondo. Ogni Eucaristia è la continuazione del miracolo dei pani: Dio si dà per saziare la fame più profonda dell’uomo.
Chi si nutre del Corpo di Cristo diventa ciò che mangia: Corpo di Cristo nel mondo. Non è un rito privato, ma un gesto che costruisce la Chiesa. L’Eucaristia non è solo cibo: è fuoco che unisce, è amore che plasma la comunione.
Adorare per essere trasformati
La processione del Corpus Domini, con il Signore esposto nell’ostensorio, è la Chiesa che cammina con il suo Sposo. È la Sposa che indica al mondo: Ecco il nostro Tutto! Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo! Non è folclore, è liturgia viva, profezia della Gerusalemme celeste dove Dio sarà tutto in tutti.
Adorare il Corpo di Cristo è lasciarsi guardare da Lui. È perdere tempo davanti a Colui che ha dato tutto per noi. È imparare a tacere, a rimanere, a lasciarsi amare. Come il sole trasfigura ciò che illumina, così l’Eucaristia, se adorata, ci trasforma. Non ci cambia con rumore, ma con la pazienza della luce.
Pane per i pellegrini, fuoco per i santi
I santi hanno vissuto di Eucaristia. San Francesco piangeva d’amore davanti al Tabernacolo, santa Chiara difese la sua comunità con il Corpo del Signore tra le mani, san Pier Giuliano Eymard chiamava l’Eucaristia «l’amore che dimentica sé stesso». Quanti cuori trasformati da questo fuoco che non brucia ma risana! Quanti peccatori ritrovano la strada piegando le ginocchia davanti all’Ostia Santa!
In un tempo che cerca emozioni, Cristo si fa silenzio. In un mondo che idolatra l’apparenza, Egli sceglie l’invisibile. Ma chi impara a cercarlo nel Pane, lo riconosce in ogni uomo. Chi si nutre del suo Corpo, impara a spezzare la vita per amore.
O adorabile Sacramento d’Amore,
fa’ che non mi abitui mai al Tuo silenzio,
che io tremi sempre dinanzi al Mistero,
che io Ti riceva come un mendicante affamato,
che io Ti adori come un innamorato in ginocchio.
O Gesù, fatto Pane,
bruciami con il Tuo fuoco nascosto.
Spezzami, come Tu Ti sei spezzato,
affinché anche la mia vita diventi Eucaristia.