
In questi anni, Papa Francesco non ha solo parlato di misericordia, povertà, fraternità.
Le ha abitate, queste parole. Le ha rese gesti: uno sguardo, una carezza, una telefonata, una visita inattesa.
È stato un pastore che ha accorciato le distanze, non per strategia, ma per coerenza evangelica.
Perché il Vangelo, quando è vissuto, non conosce barriere.
Il suo primo annuncio è stato una gioia: la gioia del Vangelo che trasforma, che libera, che accompagna.
La sua voce ha avuto spesso il tono della profezia, ma anche la fragilità di chi si lascia toccare.
È stato un Papa che piange con chi piange, che si inchina per chiedere pace,
che ripete con forza che la Chiesa non è una dogana, ma una casa dalle porte sempre aperte.
E proprio come casa e famiglia, ha voluto che la Chiesa riscoprisse il suo volto sinodale:
non una piramide di poteri, ma un popolo in cammino, dove ciascuno ha voce,
dove si ascolta prima di parlare, dove si accoglie il passo dell’altro, anche se lento o incerto.
Il Sinodo che ha promosso non è stato un evento, ma un metodo,
una conversione pastorale che ci chiede di camminare insieme,
di sognare insieme una Chiesa più semplice, più vicina, più simile al Vangelo.
Il segreto della sua forza non stava nella perfezione, ma nella trasparenza:
lascia passare attraverso di sé la luce di un Altro.
È per questo che tanti, anche lontani dalla fede, lo riconoscono come fratello.
Non impone, ma pro-voca: chiama fuori il bene, il desiderio di verità, il bisogno di cielo che ogni uomo porta in sé.
Nel suo cammino si respira qualcosa di profondamente umano e infinitamente divino.
Una Chiesa che si inginocchia a lavare i piedi,
che chiede perdono prima di giudicare,
che non teme di sporcarsi le mani con la vita vera.
Così Francesco continua a insegnarci – senza alzare la voce –
che la santità non è lontana,
ma nasce ogni giorno, nei piccoli sì, nei passi umili,
nella fedeltà quotidiana al Vangelo.
E ci lascia in eredità un desiderio:
che anche noi, come Chiesa, sappiamo essere cammino, ascolto, luce.
Una Chiesa in uscita, povera tra i poveri,
che non teme la novità dello Spirito,
che si lascia convertire dalle voci del mondo e dai silenzi dell’anima.
Una Chiesa dove nessuno cammina da solo,
perché tutti siamo convocati – come fratelli –
a costruire insieme il Regno di Dio.