Una pietà che insegna come piangere

Mentre Maria stava in piedi presso la croce di Gesù, compì in pienezza la sua vocazione  di madre di misericordia. Sul Golgota, si scopre il suo posto unico in tutta la storia della salvezza. Questo posto unico noi lo evochiamo ogni volta che diciamo l’Ave Maria, quando noi le domandiamo di pregare per noi “adesso e nell’ora della nostra morte”, come era presente nell’ora della morte di Gesù. Ogni volta che pronunciamo queste parole, anche se non ci pensiamo chiaramente, la Vergine Maria le sente. La madre di misericordia veglia sul destino di ognuno e non ci vien chiesto che di aprirle la porta del nostro cuore, la porta del nostro “si”. Attraverso questo “si” ci si abbandona alla sua azione. Ella ci chiama ad assomigliarle, in particolare nella sua compassione presso Gesù sulla croce. Là Maria non può fare apparentemente niente, ma sa che è l’ora di suo figlio. Vive intensamente con lui, si offre con lui perché si compia l’opera del Padre. La vera compassione consiste nel comunicare con l’altro nella sofferenza, nell’aiutarlo a vivere con l’offerta, la preghiera, la fiducia. Questo ci vien chiesto quando sentiamo una viva tentazione di ripiegarci sulla nostra pena mentre stiamo presso coloro che soffrono. Una mamma, stando presso il figlio gravemente malato, non faceva che piangere. Un giorno il piccolo Sebastiano confida: “Preferisco quando viene nonna, perché lei sorride. Mamma piange continuamente”. La madre viene a saperlo. Impara anche lei a sorridere. Poco dopo mi ha confidato: “Ho supplicato Maria, che stava in piedi sotto la croce, di riuscire a non piangere più. Ho capito che Sebastiano, come Gesù, aveva bisogno di una mamma che lo sostenesse. Ho ricevuto questa forza, che non viene da me, ma che mi è stata data da Maria”.

Jean Marie Lustiger

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