Cammino di conversione … verso la Bellezza

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I Tappa: RIENTRARE IN NOI STESSI
La vita del cristiano è una vita buona e bella, anche quando, dietro a Gesù attraversa la passione e la morte. Già ora, in questo mondo, il credente riflette sul suo volto la gloria del Cristo risorto, già ora, nello sfiguramento del mondo, il cristiano è chiamato a lasciarsi “lavorare” da Dio, fino a trasformare la propria esistenza in una vita bella. La via di amore per il bello, inizia con il rientrare in se stessi, con un movimento verso il centro della persona, verso il cuore inteso come centro dell’essere, delle scelte, della vita. S. Agostino scriveva: “Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità. E se scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso. Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione” (De vera rel. 39, 72). A noi il compito di trovare la verità di noi stessi, di non arrendersi di fronte alle brutture che possiamo scoprire, di aver il coraggio di portare allo scoperto ciò che è da sanare, di mettere ogni cosa di fronte a Dio, senza nascondersi. Lui avrà misericordia, guarirà e potrà ri-creare ogni cosa.

II Tappa: RE-IMPARARE A VIVERE … DIETRO A GESU’
Adamo ed Eva, sedotti dalla bellezza e dalla bontà del frutto e spinti da un desiderio egoistico, pensano soltanto a prendere, ad accaparrare invece di ricevere e accogliere il dono; si sono appropriati di un cibo al di fuori di una dimensione di rendimento di grazie; ora, di questo cibo tutti abbiamo mangiato e tutti dobbiamo re-imparare un atteggiamento contemplativo, eucaristico sulle cose e sul mondo, che apre alla condivisione con tutti gli esseri umani, riconosciuti figli e figlie dell’unico Padre. Abbiamo bisogno di pregare per ricevere aiuto per cessare con quello che sappiamo essere sbagliato – per cessare di fare la nostra volontà piuttosto che la volontà di Dio. Gesù si rallegra quando vede che desideriamo servirlo di tutto cuore, ed Egli manda il Suo Spirito Santo per aiutarci oltre sulla via della salvezza, ed a poco a poco, ci indica più cose che necessitano di essere crocifisse. In questo modo, diventiamo sempre più simili a Gesù; ci riempiamo di giustizia, pace e gioia. Scrive l’Apostolo: “Si è manifestata infatti la grazia di Dio che ci insegna a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (Tt 2,11-12). La grazia di Dio è il Cristo stesso che viene a insegnarci a vivere. È difficile vivere, a volte è una gran fatica. Abbiamo bisogno di imparare a vivere. Gesù ci insegna a vivere, ci indica una via dentro la quale stare nella vita e quella via è lui stesso che ha dichiarato “Io sono la via, la verità, la vita” (Gv 14,6). Noi viviamo una vita di fede, di fiducia in Uno che ci ha amato, che ci ha voluto bene. E dunque essere cristiani precede il “fare cose cristiane”.

III Tappa: ALLA SCUOLA DELL’AMORE CHE VINCE IL MONDO
Gesù non ha avuto paura di lasciarsi giudicare “mangione e beone, amico di pubblicani e peccatori”; di molti di costoro è stato amico a tal punto che hanno lasciato tutto per seguirlo e condividere il suo cammino. Ha seminato il grano buono del vangelo, semi di compassione, misericordia; sapeva che nel campo accanto al grano cresce anche la zizzania (cf. Mt 13,24-30), sapeva che la sua fedeltà all’amore fino alla fine l’avrebbe condotto alla croce, ma questo non gli ha impedito di gioire, di godere dell’amicizia di Lazzaro, Marta, Maria e tanti altri, di vivere pasti a tavola nella condivisione, in uno spirito di ascolto e rispetto reciproco che anticipavano quell’ultimo pasto prima della sua passione e morte.
L’amore ‘brutto’ perché egoistico, idolatrico, è vinto da un amore ‘bello’, gratuito, un amore libero da ogni pretesa di dominio e possesso. È quest’amore che rende la vita bella. A quest’amore cerchiamo di tendere. La carità è frutto di un cuore puro. Nessuna illusione. Nessun idealismo. Il nostro amore è sempre impuro, così come – almeno in parte – è sempre ipocrita. Siamo in cammino, non siamo ancora nel regno. Ma se riconosciamo l’impurità del nostro amore, la zizzania che cresce in noi accanto al grano buono, se riconosciamo con umiltà che sempre abbiamo anche motivazioni secondarie, allora possiamo accogliere la Parola che ci purifica e poco per volta lasciare che ci corregga.

IV Tappa: VIVERE LA CARITA’
Con la carità Dio ci ha attirati a sé. Per la carità che ebbe verso di noi il Signore nostro Gesù Cristo, secondo il divino volere, ha versato per noi il suo sangue e ha dato la sua carne per la nostra carne, la sua vita per la nostra vita. Vedete, quanto è grande e meravigliosa la carità e come non si possa esprimere adeguatamente la sua perfezione. E così come l’abbiamo ricevuta, dobbiamo restituirla ai fratelli. Perché la carità non può e non deve essere a senso unico. Le nostre relazioni, quindi, devono essere profonde, ma larghe; cioè dobbiamo consentire all’altro di essere quello che lui è e non pretendere di trasformarlo a nostro piacimento. Dobbiamo far spazio all’altro, con i suoi giorni neri, i suoi limiti, le sue impazienze. La carità è larga, cioè è pronta ad accogliere tutti, ad aprirsi alla novità. La carità è larga, cioè sa perdonare, non si rinchiude sul passato, sulle piccole ferite che nella vita ci infliggiamo a vicenda, non serba rancore. Come è possibile tale carità? È possibile se ci lasciamo creare di nuovo dalla Parola e nutrire dall’Eucarestia. Ogni giorno dovremmo cercare di trovare un momento per metterci in ascolto della parola del Signore, per rinnovare le forze del nostro cuore. Una vita bella è una vita eucaristica, cioè che riconosce che tutto è dono e sa ringraziare per ogni cosa. Oggi siamo chiamati alla santità, nel mondo di oggi siamo chiamati a vivere il vangelo. Beati noi, se pratichiamo i comandamenti del Signore nella concordia della carità, perché per mezzo della carità ci siano rimessi i nostri peccati. E’ scritto infatti: Beati coloro ai quali sono state rimesse le colpe e perdonata ogni iniquità. Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male e sulla cui bocca non c’è inganno.

V Tappa: SALE DELLA TERRA E LUCE DEL MONDO
Al termine delle Beatitudini nel vangelo di Matteo Gesù dichiara: “Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13.16). Non ci viene detto che dobbiamo fare di tutto per essere sale e luce per gli altri, sforzarci per essere di esempio agli altri, magari proclamandolo a gran voce. Il discepolo è sale e luce, se lascia plasmare la sua vita dalla logica delle beatitudini. “Voi siete sale e luce” è detto a quelli che si lasciano coinvolgere dalla vita di Gesù, luce del mondo. E allora la luce risplende da sé e risplende con i tempi di Dio che non sono i nostri. Se viviamo davvero nell’amore per il Signore, la nostra vita sarà bella, trasfigurata; dietro al Signore ci sono dei no da dire, la rinuncia all’io egoistico. Dobbiamo imparare l’umiltà della luce e del sale. L’umiltà della luce e del sale sta nel perdersi dentro le cose. Come suggerisce il profeta Isaia: «Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirai» (Isaia 58,8). Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati della terra, della città. Chi guarda solo a se stesso non si illumina mai. Così, se uno, come dice Agostino, è innamorato della bellezza spirituale, questa bellezza traspare nel suo modo di essere, nelle sue relazioni, nei luoghi in cui vive, nel suo amore per il creato, per le creature, nella gioia e nella gratitudine per i doni che Dio ha dato all’uomo quando sono impiegati per amare gli altri.

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