
La solennità di Cristo Re dell’Universo chiude l’anno liturgico e lo compie, come una porta che si apre su un’altra.
Quando tutto sembra terminare, la Chiesa annuncia il centro della storia: non un potente che domina, non un re che impone, ma il Crocifisso che ama fino all’estremo.
È una festa che mette a nudo il cuore:
di chi ci fidiamo davvero?
Chi guida davvero la nostra vita?
Chi può dare pace dove il mondo non riesce?
Un Re che non si impone
Nella nostra immaginazione, un re è forza, potere, successo.
Il Vangelo invece rovescia ogni logica. Quando Pilato chiede a Gesù se sia re, Lui non parla di troni d’oro o di eserciti da comandare. Parla di verità, di libertà, di un regno che non nasce dalla violenza.
«Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36).
È un Regno che non si conquista, ma si accoglie.
Non si impone, ma si sceglie.
Il trono della Croce
La festa non ci porta davanti a un palazzo, ma ai piedi della Croce.
La regalità di Gesù non risplende nella grandezza umana, ma nella misericordia. È Re perché perdona, perché dona la vita, perché nessun peccato è più forte del suo amore.
Lì, mentre tutto sembra perduto, un ladro lo riconosce:
«Gesù, ricordati di me».
E Lui risponde: «Oggi sarai con me in Paradiso» (Lc 23,42-43).
Un uomo che non ha nulla da offrire, nemmeno una vita buona da mostrare. Eppure gli basta un cuore aperto. Nessun re terreno è così.
Un Regno che cresce nel silenzio
Il Regno di Cristo non avanza con propaganda o potere.
Cresce nei gesti nascosti e quotidiani: una scelta di perdono, un servizio silenzioso, una parola mite che spegne l’odio, una mano che rialza.
Perfino la sofferenza può diventare feconda, se vissuta con Lui.
Forse il mondo non se ne accorge, ma Dio sì. Quando il cuore ama, il Regno cresce.
Le letture della domenica: regalità che salva
La Liturgia della Parola ci porta nel cuore del mistero.
Il Vangelo di Luca (23,35-43) mostra Gesù sulla Croce, schernito e provocato: “Se sei tu il re…”. Ma il vero Re non abbandona il suo popolo per scendere dalla Croce. Rimane lì, e regna amando. Ed è proprio lì che apre il Paradiso a chi glielo chiede.
San Paolo, nella Lettera ai Colossesi (1,12-20), annuncia un Re che non governa solo la storia, ma l’intero universo: “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui.” Un Re che non divide, ma riconcilia.
Il Secondo libro di Samuele (5,1-3) racconta l’unzione di Davide, il pastore scelto da Dio per guidare Israele. Anche questa è profezia: un Re che regna come un pastore, che conosce le sue pecore, che le guida, che dà la vita per loro.
Così, domenica dopo domenica, la Parola rivela che la regalità di Cristo non è dominio, ma vicinanza.
L’Eucaristia: il trono vivo del Re
Se la Croce è il trono dell’amore, l’Eucaristia è il trono presente.
Ogni Messa è il Regno che si fa vicino. Nel pane consacrato, il Re prende posto nella nostra vita in modo disarmante: povero, silenzioso, senza imporre nulla. Lui si dona, e aspetta solo di essere accolto.
Nell’ostia non vediamo la potenza, ma la tenerezza. Non la forza, ma la vicinanza. Non l’imposizione, ma la consegna.
San Francesco, guardando l’Eucaristia, restava senza parole. Il Signore dell’universo, nascosto, per farsi trovare da tutti. Chi si nutre di quel Pane entra nel Regno non come suddito, ma come figlio.
Un Re secondo Francesco
Francesco non parlava di corone, ma tutta la sua vita proclamava: “Tu sei il nostro Re”.
Lo diceva con la povertà, con la fraternità, con la gioia semplice.
Nel Cantico delle Creature si percepisce la sua certezza: Cristo è Re non perché domina il creato, ma perché tutto viene da Lui e tutto a Lui ritorna.
Non un Re che schiaccia, ma un Re che riconcilia.
A quale Re appartiene il mio cuore?
La festa è una domanda diretta.
Se Cristo è il mio Re, chi siede davvero sul trono del mio cuore?
Che cosa guida i miei pensieri, le mie parole, le mie scelte?
La paura o la fiducia?
L’orgoglio o la mitezza?
La vendetta o la misericordia?
Il Regno non è un’idea: è una vita che cambia.
Verso l’Avvento: una porta si chiude, un’altra si apre
Con Cristo Re, l’anno liturgico finisce.
Ma è una fine che somiglia a un inizio.
Se Gesù è il Re, l’Avvento che arriva non è un’attesa vaga. È la certezza che il Regno cresce, che la luce torna, che la storia non è abbandonata a se stessa.
Il tempo nuovo comincia quando il cuore torna a Lui.
Preghiera
Signore Gesù,
Re mite e umile,
che non cerchi servi ma amici,
che regni con il perdono e la pace,
fa’ regnare il tuo amore nel nostro cuore.
Spegnici l’orgoglio, svegliaci la compassione,
insegnaci la forza del servizio
e la gioia del bene nascosto.
Nel silenzio dell’Eucaristia Tu sei con noi:
Pane spezzato, Sangue versato,
Re che non si impone, ma si offre.
Quando la vita ci porta ai piedi della Croce,
ricordaci il ladrone che disse: “Ricordati di me”.
E noi oggi ripetiamo: ricordati di noi, Signore,
e portaci con Te nel tuo Regno di pace.
Amen.
Un invito semplice
Per celebrare questa festa, basta un gesto piccolo e vero: un perdono rimandato, una mano tesa, una parola buona che smorza la durezza, un passo verso chi è solo.
Il Regno non si vede con gli occhi, ma cambia il mondo un cuore alla volta.