VANGELO (Mc 8,11-13)
Perché questa generazione chiede un segno?
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
Commento
La fede si costruisce sulla Parola di Dio, che è di per sé onnipotente, creatrice, rinnovatrice di ogni vita. Chiedere un segno particolare, per aprirsi alla fede, è grande povertà e miseria spirituale. A volte tradisce anche un cuore duro, che difficilmente si aprirà poi alla fede. Nel Vangelo secondo Giovanni questo tema dei segni viene così sviluppato: “Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»” (Gv 6,26-40). Sappiamo che dopo queste parole molti dei suoi discepoli e tutti i Giudei abbandonarono Gesù. Il suo linguaggio era troppo duro.
Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
I farisei oggi non chiedono il segno a Gesù per aprirsi alla fede. Di segni ne avevano visti molti, eppure il loro cuore era rimasto duro come pietra. Chiedono il segno per mettere in difficoltà Gesù. Essi vogliono un segno inconfondibile, che vada al di là di ogni guarigione, ogni miracolo finora compiuti. Il segno che essi chiedono dovrà essere talmente eclatante da lasciarli sbigottiti, senza respiro. Vogliono una vera opera di magia e per di più fuori di ogni saggezza ed intelligenza divina. Noi sappiamo che Dio compie segni e prodigi solo per sua eterna misericordia, per pietà verso la sua creatura. Mai Dio ha fatto prodigi per mostrare la sua grandezza. Neanche li ha compiuti per rivelare la sua onnipotenza. Inoltre sappiamo che i segni di Dio sono stati fatti con una parola proferita, detta, gridata. Dio opera sempre nella più grande semplicità. Anche le dieci piaghe d’Egitto sono state operate solo sul fondamento di una parla proferita da Mosè. Per costringere il faraone, non per convincerlo, il Signore ha dovuto ingaggiare con lui una vera battaglia cosmica. Ha dovuto far scendere in campo tutta la sua creazione senza alcun risultato in ordine alla fede di quello.
Quando il cuore è di pietra, la mente superba e invidiosa, stolta ed insipiente, i sentimenti ostili e contrari, non si cerca il segno per aprirsi alla fede. Lo si cerca per attestare la nullità dell’avversario. Per questo motivo Gesù non dona loro alcun segno. Sarebbe un’opera vana e Dio mai potrà agire vanamente. Non solo Gesù non dona il segno, addirittura li lascia e li abbandona alla loro superbia e invidia. È come se già li vedessi dannati nell’inferno. Sono morti spiritualmente, anche se apparentemente vivi. Il loro corpo è così. La loro anima è già perduta senza alcun rimedio.