Tentazioni nella preghiera

Quali sono più concretamente le prove e le tentazioni che l’orante, entrando con la preghiera in clima di deserto, è chiamato a superare nella lotta? Le più comuni oggi, soprattutto presso i giovani, sembrano essere quelle della paura, dell’evasione e dell’impazienza: con la paura neghiamo il futuro, con l’evasione neghiamo il presente e con l’impazienza neghiamo il passato. La tentazione della paura si manifesta spesso come un difendersi dalle esigenze di Dio. Chi incontra Dio nella preghiera si trova di fronte all’imprevisto e deve morire alla sua storia per entrare in un mondo che non conosce; deve uscire da sé e accettare di non gestirsi più autonomamente, ma di consegnarsi all’altro. La tentazione dell’evasione porta a dirsi: “Ah! Se io avessi un altro superiore o professore …”. “Ah! Se la Chiesa fosse più povera …”. Oppure “Ah! Se non avessi tante faccende da dover sbrigare …”. Con formule di questo tipo, in pratica, si chiudono gli occhi di fronte al presente, che potrà anche essere deludente, ma che in concreto è quello in cui Dio mi ha posto e il luogo in cui mi invita a parlarmi e farmi conoscere la sua volontà. La tentazione dell’impazienza è la tentazione di chi vuole tutto e subito. La preghiera mi ricorda, invece, che Dio non fa violenza ai tempi dell’uomo. C’è una pazienza di Dio che è segno della sua misericordia e del suo rispetto per l’uomo.

Maurizio Costa

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