DOMENICA DI PENTECOSTE – MESSA DEL GIORNO (ANNO B)

VANGELO (Gv 15,26-27; 16,12-15)

Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Commento:

Cinquanta giorni dopo Pasqua, la discesa del­lo Spirito santo, rac­contata dagli Atti degli Apo­stoli con la mediazione dei simboli. La casa, prima di tut­to. Un gruppo di uomini e donne nella stanza al piano superiore (Atti 1,13), dentro una casa, simbolo di interio­rità e di accoglienza; nella stanza al piano alto, da dove lo sguardo può spaziare più lontano e più in alto; in una casa qualunque, affermazio­ne della libertà dello Spirito, che non ha luoghi autorizza­ti o riservati, e ogni casa è suo tempio. Il vento, poi: all’improvviso un vento impetuoso riempì tutta la casa (Atti 2,2), che condu­ce pollini di primavera e di­sperde la polvere, che porta fecondità e smuove le cose immobili. Che non sai da do­ve viene e dove va, folate di di­namismo e di futuro. «Lo Spi­rito è il vento che fa nascere i cercatori d’oro» (Vannucci), che apre respiri e orizzonti e ti fa pensare in grande. Men­tre tu sei impegnato a trac­ciare i confini di casa tua, lui spalanca finestre, dilata lo sguardo. Ti fa comprendere che dove tu finisci inizia il mondo, che la fine dell’isola corrisponde all’inizio dell’o­ceano, che dove questa tua vi­ta termina comincia la vita in­finita. Tu confini con Dio. Poi il simbolo del fuoco. Lo Spirito tiene acceso qualcosa in noi anche nei giorni spen­ti, accende fiammelle d’amo­re, sorrisi, capacità di perdo­nare; e la cosa più semplice: la voglia da amare la vita, la voglia di vivere. Noi nasciamo accesi, i bambini sono accesi, poi i colpi duri della vita pos­sono spegnerci. Ma noi pos­siamo attingere ad un fuoco che non viene mai meno, al­lo Spirito, accensione del cuo­re lungo la strada e sua giovi­nezza. Giorno di Pentecoste e ci do­mandiamo: come agisce lo Spirito santo, che cosa fa in noi e per noi? Dice l’angelo a Maria: Verrà lo Spirito e por­terà dentro di te il Verbo (Luca 1,35). Dice Gesù ai discepoli: Verrà lo Spirito e vi riporterà al cuore tutte le mie parole. Da duemila anni lo Spirito ripete incessantemente nei cristia­ni la stessa azione che ha compiuto in santa Maria: in­carnare il Verbo, dare vita alla Parola. Lo fa ad esempio quando leggo il Vangelo: per anni mi accade che le parole scivolino via, come cose che so da sempre, senza presa sul cuore. Poi un giorno succede che una di queste parole al­l’improvviso si accende, mi pare di sentirla per la prima volta, la pagina del Vangelo palpita, come una lettera in­dirizzata a me, scritta per me, contemporanea ai miei sogni, alle mie pene, ai miei dubbi. È lo Spirito che mi ri-corda (letteralmente: mi riporta al cuore) le parole di Gesù. Al cuore, non alla mente. Le fa germe vitale, non elaborato mentale: e ti tocca quel Dio «sensibile al cuore» sognato da Pascal.

Padre  Ermes  Ronchi

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