L’obbedienza feconda di Maria

Il fiat di Maria è pieno e incondizionato. Viene spontaneo mettere a confronto questo fiat pronunziato da Maria, con il fiat che risuona in altri momenti cruciali della storia della salvezza: con il fiat di Dio, all’inizio della creazione, e il fiat di Gesù nella redenzione. Tutti e tre esprimono un atto di volontà, una decisione. Il primo, cioè “Fiat lux!”, è il “si” divino di un Dio: divino nella natura, divino nella persona che lo pronuncia; il secondo, il fiat di Gesù nel Getsemani, è l’atto umano di un Dio: umano perché pronunciato secondo la volontà umana, divino perché tale volontà appartiene alla persona del Verbo; il fiat di Maria è il “si” umano di una creatura umana. In esso tutto prende valore dalla Grazia. Prima del “si” decisivo di Cristo, tutto quello che c’è di consenso umano all’opera della redenzione è espresso da questo fiat di Maria. In un istante che non tramonta mai più e che resta valido per tutta l’eternità, la parola di Maria fu la parola dell’umanità e il suo “si”, l’amen di tutta la creazione al “si” di Dio. In lei è come se Dio interpellasse di nuovo la libertà creata, offrendole una possibilità di riscatto. E’ questo il senso profondo del parallelismo: Eva-Maria, caro ai Padri e a tutta la tradizione. Eva, quand’era ancora vergine, accolse la parola del serpente e partorì disobbedienza e morte. Maria, invece, la Vergine, accogliendo con fede e gioia il lieto annuncio recato dall’angelo Gabriele, rispose: “Si faccia di me secondo la tua parola”. Ciò che Eva aveva legato con la sua incredulità, Maria l’ha sciolto con la sua fede. Così nel vangelo, la maternità divina di Maria non è intesa soltanto come maternità fisica, ma molto più come maternità spirituale, fondata sulla fede.

Raniero Cantalamessa

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