Il rosario è la forma di preghiera che più corrisponde all’”orazione del cuore” fiorita dalla tradizione dell’Oriente cristiano. “La semplice preghiera del rosario batte il ritmo della vita umana”. E la ripetizione dell’Ave Maria non è pura ripetitività; esprime cioè il bisogno tipico dell’amore di mendicare continuamente la presenza dell’amato. Il rosario è la più semplice forma di preghiera contemplativa, assolutamente al riparo da ogni deriva gnostica perché, come ha detto Benedetto XVI, “E’ scuola di contemplazione e di silenzio. A prima vista potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta … il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore”. Oltre a essere – come tutti gli ultimi pontefici hanno ricordato – la preghiera per eccellenza per la pace e per la famiglia, due imponenti “emergenze” di questo travagliato inizio del terzo millennio, oggi forse rivela un’inedita “proprietà medicinale” particolarmente preziosa. Infatti, una innegabile caratteristica di noi uomini post-moderni è una certa propensione narcisistica, che ci condanna al ripiegamento quasi eccessivo sui nostri desideri/bisogni, spesso ridotti a emozioni o a reazioni. La recita, così familiare ai nostri padri, del rosario, in forma personale o comunitaria, può diventare fattore di ordine e di compostezza dell’io, in grado di renderlo dominus in se stesso.
Angelo Scola