Nessuna tecnica dà accesso a un’esperienza vitale della Parola. Il fattore decisivo è l’illuminazione dello Spirito: dono gratuito di luce che viene dalla sua fonte. Il dono della parola di Dio va accolto attivamente; presuppone nel soggetto un’attitudine radicalmente ricettiva. È la purezza dell’animo conquistata attraverso il lavoro interiore. La vita spirituale confluisce così totalmente nell’ascolto: ne condiziona e ne proporziona i frutti. La Parola è forza divina che salva, nella misura in cui è accolta. Ed è accolta quando il cuore ha spalancato le porte al dono. Lo sguardo deve essere terso. Ogni forma di impurità ne oscura la limpidezza: è come un velo che gli impedisce di vedere. Capisce solo colui a cui la purezza del cuore ha reso penetrante lo sguardo della fede. “Chi salmeggia comprende quel che si canta, se cammina nella via senza macchia con i passi di un cuore puro” dice Cassiano. Non c’è posto dunque per un intellettualismo biblico, e meno ancora per una feconda oratoria, che spesso serve solo a nascondere il vuoto interiore agli occhi di quelli che non hanno ancora imparato a discernere il vero carattere della scienza spirituale. Si ha lieta sorpresa di capire che lo studioso della sacra Scrittura non è in grado di percepire il senso pieno se non nella misura in cui possiede la purezza di cuore. Direbbe infatti Gregorio Magno che non è solo questione di una “pienezza di Libro”, raggiungibile dunque con una tecnica filologica, ma di una “pienezza del Verbo” che si pone al termine di un itinerario spirituale e sfocia non in una scienza morta, ma in una viva comprensione.
Mariano Magrassi