Quando il corpo si ammala

Dio non abbandona chi soffre

Introduzione

La malattia irrompe nella vita come un uragano.
Fermiamo le attività, cambiano i ritmi, si affacciano la paura, la stanchezza, l’insicurezza.
Ci si sente fragili, a volte inutili, a volte dimenticati.

Ma Dio non si allontana nella prova.
Anzi, si fa più vicino.
Il Vangelo ci insegna che il corpo ferito non è un ostacolo alla grazia, ma può diventare luogo d’incontro con l’Amore.

La vulnerabilità del corpo

Siamo abituati a pensare il corpo come strumento di efficienza, bellezza, forza.
La malattia mette in discussione tutto questo.

Ma non è un fallimento.
È un ritorno all’essenziale.

«La carne è debole» (Mc 14,38), dice Gesù.
Eppure, ha scelto di assumere questa carne debole, di abitarla, di soffrire in essa.

La nostra fragilità non lo spaventa.
Anzi, è il luogo dove Lui si fa compagno di cammino.

Il corpo nella fede cristiana

Il cristianesimo non disprezza il corpo.
Al contrario, lo considera tempio dello Spirito Santo (1Cor 6,19).
E annuncia la risurrezione della carne.

Anche nel dolore, il corpo conserva una dignità sacra.
Gesù ha toccato i lebbrosi, guarito i paralitici, pianto per la morte dell’amico.

Ogni corpo malato, secondo la logica del Vangelo, non è da scartare, ma da accogliere, custodire, rispettare.

La malattia e la solitudine

Una delle sofferenze più grandi nella malattia è la sensazione di essere soli.
Ci si sente un peso per gli altri. Si ha paura di non contare più nulla.

Ma Dio non lascia mai soli i suoi figli.

«Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20)

Spesso, nella malattia, la preghiera si fa più vera.
Si smette di dire tante parole. E si sta.
Come Maria sotto la croce. Come Gesù nell’orto.
Il dolore condiviso con Lui diventa offerta.

Dalla sofferenza alla speranza

Non c’è risposta facile al mistero del dolore.
Ma c’è una Presenza che salva.

Cristo non ci ha tolto la sofferenza,
ma l’ha attraversata.
E con la sua croce, l’ha trasformata.

San Francesco, cieco e malato, scrisse il Cantico delle Creature.
Non negava la sofferenza. Ma la illuminava con la lode.

Anche noi, nel cuore della prova, possiamo scoprire che il Signore non ci ha lasciati.
Sta soffrendo con noi.

Conclusione

Se il tuo corpo si è ammalato, non perdere la speranza.
Non sei un peso. Non sei solo. Non sei dimenticato.

Il Signore è lì, nelle pieghe della fatica, nel silenzio delle notti, nelle lacrime non viste.
E ti ripete: “Tu sei prezioso ai miei occhi” (Is 43,4)

Preghiera

Signore Gesù,
che hai conosciuto la stanchezza del corpo e il dolore della croce,
entra nella mia sofferenza.

Quando non ce la faccio più, sostienimi.
Quando mi sento inutile, mostrami il valore dell’essere.

Dona pace al mio cuore,
luce ai miei giorni,
e speranza alla mia anima.

Fa’ che anche questo corpo fragile
diventi tempio della Tua presenza.

Amen.

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