La nostra presunta autosufficienza e le nostre illusorie sicurezze lontani da Dio

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In un mondo sempre più dominato dall’idea di autosufficienza e di controllo totale sul proprio destino, l’uomo rischia di costruire la propria esistenza su fondamenta fragili e illusorie. La presunta sicurezza derivante dal possesso, dalla tecnologia e dal potere non è in grado di colmare il vuoto profondo dell’anima, che può trovare pace e compimento solo in Dio. “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Salmo 127,1). Questa verità biblica ci ricorda che ogni sforzo umano, se disgiunto da Dio, è destinato a rivelarsi vano.

L’illusione dell’autosufficienza

L’autosufficienza è una tentazione antica quanto l’uomo stesso. Già nel racconto della Genesi, Adamo ed Eva cedono alla seduzione del serpente che promette loro di “essere come Dio” (Genesi 3,5). Questa aspirazione a vivere indipendentemente dal Creatore è all’origine del peccato e della condizione di smarrimento che ne deriva. Ancora oggi, molti cercano di trovare nella propria autonomia la risposta alle inquietudini dell’esistenza, ignorando che l’uomo è stato creato per vivere in relazione con Dio.

San Francesco d’Assisi, nelle sue Ammonizioni, sottolinea l’insensatezza di confidare nelle ricchezze o nel potere terreno: “L’uomo tanto vale quanto vale davanti a Dio, e nulla di più”. Questa affermazione ci invita a riscoprire la nostra autentica identità, che non risiede in ciò che possediamo, ma nel nostro essere figli di Dio.

La fragilità delle sicurezze umane

Le sicurezze che costruiamo lontano da Dio sono spesso illusioni destinate a crollare di fronte alle prove della vita. La parabola dell’uomo stolto, che costruisce la sua casa sulla sabbia, è un monito sempre attuale: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande” (Matteo 7,27). Solo chi edifica la propria vita sulla roccia della fede può affrontare con serenità le tempeste dell’esistenza.

Santa Teresa di Gesù Bambino, nel suo “Atto di Offerta all’Amore Misericordioso”, esprime una fiducia totale nella provvidenza divina, riconoscendo che ogni altra sicurezza è vana: “Non conto su me stessa, ma su di Te, mio Dio”. Questa fiducia abbandonata è il segreto della vera pace interiore.

Il ritorno a Dio, vera sicurezza

Lontani da Dio, l’uomo si smarrisce e sperimenta l’angoscia della solitudine. Tuttavia, Dio non smette mai di chiamarci a tornare a Lui. Il profeta ci ricorda le parole di Dio: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gioele 2,12). Questo invito è un richiamo alla conversione, al riconoscimento della nostra dipendenza da Lui, fonte di ogni bene.

San Giovanni Paolo II, in molte delle sue catechesi, ha sottolineato che la vera libertà non si trova nel rifiuto di Dio, ma nell’adesione alla Sua volontà: “La libertà dell’uomo si realizza pienamente nell’abbandono fiducioso a Dio”. Solo nell’affidamento a Lui possiamo trovare una sicurezza autentica e duratura.

Un cammino di fiducia e abbandono

Riconoscere la propria dipendenza da Dio non significa rinunciare alla dignità umana, ma abbracciare la verità della nostra condizione di creature. Questo cammino di fiducia richiede umiltà e coraggio, ma porta frutti di pace e di gioia. Come insegna San Francesco: “Beato quell’uomo che non si vanta dei beni che il Signore dice e fa attraverso di lui, più di quanto si vanterebbe di quelli che dice e fa attraverso un altro” (Ammonizioni, XVII).

In un mondo che esalta l’indipendenza e il successo personale, siamo chiamati a testimoniare la bellezza di una vita vissuta in comunione con Dio. Solo così potremo scoprire che la vera sicurezza non sta nelle nostre mani, ma nelle Sue.

 

 

 

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