Dio è un abisso di mistero, insondabile per la mente umana eppure profondamente presente in ogni aspetto della creazione. La nostra fede ci invita a entrare in questo mistero non per comprenderlo pienamente, ma per contemplarlo con amore e umiltà. Come afferma il profeta Isaia: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Isaia 55,8).
Il mistero di Dio nella Bibbia
La Bibbia ci presenta Dio come il Santo, il Totalmente Altro, che si rivela e insieme si nasconde. Nel libro di Giobbe leggiamo: “Ecco, Dio è grande e noi non lo comprendiamo; il numero dei suoi anni è incalcolabile” (Giobbe 36,26). Questa consapevolezza della grandezza divina suscita nell’uomo un senso di stupore e di riverenza.
Anche San Paolo, nella Lettera ai Romani, celebra l’insondabilità dei giudizi di Dio: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!” (Romani 11,33). La sua meraviglia diventa un invito a fidarsi di un Dio che opera sempre per il bene, anche quando il Suo piano è oltre la nostra comprensione.
Il mistero di Dio nelle Fonti Francescane
San Francesco d’Assisi ha vissuto una profonda esperienza del mistero di Dio, contemplandolo nella creazione e nella croce. Nel “Cantico delle Creature”, Francesco loda il Signore per le meraviglie del creato, riconoscendo in esse un riflesso del mistero divino: “Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l’onore ed ogni benedizione”. Per Francesco, ogni elemento della natura è una finestra aperta sul mistero di Dio, che si fa vicino pur rimanendo infinito.
Nella sua Lettera a tutto l’Ordine, Francesco esorta i suoi fratelli a riconoscere l’umiltà di Dio che si manifesta nel dono dell’Eucaristia: “Guardate l’umiltà di Dio ed aprite i vostri cuori davanti a lui; umiliatevi anche voi, perché Egli si è umiliato per voi”. Questo paradosso dell’onnipotente che si fa piccolo è un mistero che solo l’amore può accogliere.
Il mistero di Dio negli scritti dei santi
Molti santi hanno riflettuto sull’abisso del mistero divino. Santa Teresa d’Avila descrive Dio come un “castello interiore”, in cui l’anima è chiamata a entrare per incontrare il suo Creatore. Tuttavia, più l’anima si avvicina a Dio, più si rende conto della Sua immensità: “La Sua grandezza è tale che non possiamo comprenderla, ma possiamo solo amarLa senza misura”.
San Giovanni della Croce, nel suo “Cantico Spirituale”, parla di Dio come “fonte nascosta” che si lascia trovare solo da chi lo cerca con cuore puro. Scrive: “Non sei lontano, mio Dio, ma nascosto in questo velo di mistero”. La ricerca di Dio diventa un cammino di fede e di amore, che conduce l’anima a immergersi sempre più nell’abisso del Suo essere.
Contemplare l’insondabilità di Dio
L’insondabilità di Dio non è un ostacolo alla fede, ma un invito alla contemplazione. Come scrive San Tommaso d’Aquino: “Ciò che possiamo conoscere di Dio è infinitamente meno di ciò che Egli è”. Questa consapevolezza ci spinge a riconoscere i nostri limiti e ad abbandonarci con fiducia alla Sua volontà.
In un mondo che spesso cerca risposte semplici e immediate, riscoprire il mistero di Dio significa accettare l’infinito con stupore e umiltà. Solo così possiamo intravedere la profondità del Suo amore e lasciarci trasformare dalla Sua presenza.