Gesù chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui (Mc 3,13).
La vita consacrata è una chiamata speciale che testimonia l’abbandono totale alla volontà di Dio e l’apertura dell’anima al dono completo di sé per amore di Dio e dei fratelli. Questo cammino di consacrazione è segnato dalla grazia, dalla fiducia nella provvidenza divina e da una dedizione che trova le sue radici più profonde nella Parola di Dio e negli insegnamenti dei santi, come San Francesco d’Assisi. Sin dalle loro origini, i religiosi sottolineano l’assoluto di Dio e del Regno e, con la loro stessa vita, si trasformano in segni della Sua presenza nella storia.
Il Vaticano II ha riconosciuto questo significativo segno profetico della vita religiosa quando, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, ha affermato che “simbolizza, prefigura, manifesta, rappresenta e proclama i valori del Regno”.
In occasione della professione perpetua di Suor Giada Meucci, trentadue anni, appartenente alla nostra Fraternità, vogliamo riflettere sul significato e sul valore di questa scelta radicale e ispiratrice.
Una vita donata a Dio
“Ecco, io sono la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Queste parole di Maria esprimono perfettamente l’atteggiamento di chi abbraccia la vita consacrata: una disponibilità incondizionata alla volontà divina. Suor Giada, attraverso il suo “sì” definitivo, ha scelto di seguire Cristo con cuore indiviso, vivendo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza.
San Francesco d’Assisi, parlando della totale fiducia in Dio, scriveva: “Beati quei servi che restituiscono a Dio tutti i beni, poiché chi trattiene qualcosa per sé, nasconde in sé il denaro del Signore suo Dio” (Ammonizioni, XVIII). Questa frase ci ricorda come la vita consacrata sia un atto di restituzione: tutto viene offerto a Dio, senza riserve.
I voti di povertà, castità e obbedienza
Povertà
La povertà evangelica, vissuta nel quotidiano, è un segno di totale dipendenza da Dio. Essa non si limita alla rinuncia ai beni materiali, ma si manifesta nella libertà del cuore e nella capacità di condividere con generosità ciò che si possiede. Come insegnava San Francesco: “Non possedere nulla, affinché il Signore sia tutto per noi”.
Castità
La castità, vissuta come apertura a un amore universale, è uno degli aspetti centrali della consacrazione. Non è una rinuncia sterile, ma una scelta feconda che permette al consacrato di amare in modo puro e disinteressato, riflettendo l’amore di Cristo per l’umanità. Come afferma San Paolo: “L’amore di Cristo ci possiede” (2Cor 5,14).
Obbedienza
L’obbedienza è l’espressione della piena fiducia nella volontà di Dio, vissuta attraverso l’ascolto e la disponibilità verso i superiori e la comunità. Essa è un atto di amore e di umiltà, che permette al consacrato di mettere da parte il proprio ego per abbracciare il progetto divino. “Non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato” (Gv 6,38).
L’abbandono alla volontà di Dio
La vita consacrata richiede un abbandono fiducioso alla provvidenza divina, anche nei momenti di difficoltà. San Francesco, nelle sue “Lodi di Dio Altissimo”, scrive: “Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità”. Questa preghiera esprime il cuore del consacrato, che trova in Dio la forza e la motivazione per proseguire il cammino.
Suor Giada, nel suo percorso, ha dimostrato come l’abbandono a Dio sia una fonte inesauribile di gioia e di serenità. Attraverso la sua vita, invita tutti noi a riscoprire il valore della fiducia in Dio e della dedizione al prossimo.
Un esempio per tutti
La professione perpetua di Suor Giada è un evento che arricchisce non solo la sua comunità, ma l’intera Chiesa. Il suo esempio ci ricorda che ognuno di noi è chiamato a vivere secondo la propria vocazione, cercando di realizzare il progetto d’amore che Dio ha per ciascuno.
Preghiamo perché Suor Giada continui a essere un segno luminoso dell’amore di Dio nella Chiesa e nel mondo, affinché altri giovani possano essere ispirati dalla sua testimonianza a rispondere con coraggio alla chiamata divina.