Speranza e attesa: sono due virtù senza le quali è impossibile vivere la fiducia tra noi, perché troppo spesso questa fiducia può venire delusa. Abbiamo tutti fatto esperienze umane che tendono a chiuderci il cuore e ce lo potrà aprire soltanto una grande speranza, quella che la Chiesa ci ripete continuamente: Gesù si manifesterà, Gesù riempirà la nostra vita. Noi viviamo in questa attesa, in questa tensione verso il bene futuro amato e desiderato, verso la manifestazione della pienezza della vita di Dio in noi.
Se essa manca, se languisce, allora l’atteggiamento di fiducia e benevolenza sarà quasi impossibile perché le circostanze quotidiane tendono a distruggerlo in noi. La mancanza di questa attesa, di questa speranza può essere davvero una delle più grandi tragedie del nostro tempo. Se noi ci ripieghiamo soltanto sul presente, ansiosi di goderne al massimo, oppure ci amareggiamo perché le cose del presente ci disgustano o non ci soddisfano, se manchiamo di questa visione dell’avvenire, di questa speranza della manifestazione della gloria di Dio, noi non possiamo essere né il sale della terra né il lievito della pasta. Fatalmente verremo trascinati dalle esperienze quotidiane, gioiosi quando qualcosa andrà bene ma tristi e addolorati non appena qualcosa non risponderà alle nostre aspettative. Gesù ci insegna a vivere nell’attesa della beata speranza. Attendiamo il tuo ritorno, attendiamo la tua manifestazione gloriosa: lo proclamiamo ogni volta che celebriamo l’Eucarestia. Contemplando il presepio di Gesù, contemplando l’amabilità di Dio che vince la nostra diffidenza e le nostre paure, contempliamo anche la grandezza della speranza che ci attende. Parliamo liberamente e apertamente di questa speranza, della vita futura, della pienezza della vita in Dio, della gloria che Dio riserva a ciascuno di noi e di cui ci da il pegno nella presenza di Gesù nell’Eucarestia e questa visione di speranza illumini il nostro cammino ogni giorno.