Dal momento che tutti e quattro i Vangeli concordano nell’affermare che il primo annuncio della risurrezione è stato affidato alle pie donne, fermiamoci a conoscere più da vicino questa presenza femminile accanto a Gesù. Queste donne le abbiamo incontrate (omettendo il viaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme) al Golgota: “E anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea stavano a guardare” (Lc.23,49). Esse erano presenti anche al momento della sepoltura: “…e osservavano il sepolcro e come veniva deposto il corpo di Gesù” (Lc.23,55). La loro è stata una presenza discreta, quasi in disparte. Ma è una presenza! Dei discepoli di Gesù nemmeno l’ombra, di loro era stato detto: “Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono”. Per Luca, queste donne, sono vere discepole. Loro hanno portato avanti fino alla fine tutto ciò che Gesù aveva chiesto ad ogni discepolo. Facciamo attenzione ai verbi che ci presentano l’identikit di queste donne, in maniera di capire meglio perché sono le destinatarie dell’annuncio pasquale: loro “seguono” Gesù, “stanno” con lui da quando lo hanno incontrato in Galilea, “servono” come lui serve, “salgono” con lui sul monte Golgota. In poche parole Luca ha concentrato tutte le esigenze della sequela che sono sparse un po’ qua e un po’ la in tutto il suo Vangelo (come in quello di Marco). Quattro verbi profondamente di chiamata e di risposta: seguire, servire, stare, salire.
Possiamo aggiungere altri due verbi fondamentali nella loro vita di discepole e nell’esperienza pasquale: vedere, contemplare. Restando vicino alla croce contemplano ciò che è avvenuto al loro Maestro. Ripeto con forza ed energia interiore: non esiste altro significato dell’essere sotto la croce se non arrivare ad un’autentica professione di fede che porta a conoscere, riconoscere e seguire Gesù. Il loro vedere al sepolcro è progressivo come a farci incontrare uno sguardo invitato ad andare oltre all’apparenza e capace di andare sempre più in profondità. Anzitutto le donne sono protagoniste di un vedere diretto e immediato: “Entrate, non vi trovarono il corpo del Signore Gesù (Lc.24,3)”. Poi c’è un vedere mediato dai due giovani e capace di orientare il loro sguardo: “Perché cercate il vivente tra i morti? Non è qui, ma è risorto.”(Lc. 24, 5-6). E’ lecito che le donne si chiedono come faranno ad entrare nel sepolcro, con quella pietra circolare che ottura l’ingresso. Poi si accorgeranno che la pietra non c’è più. E’ un modo per affermare che dove è stato impossibile umanamente spostare qualcosa, è intervenuto Dio: è Dio che ha rotolato via la pietra e ha fatto uscire suo Figlio dalla terra dei morti attraverso il sepolcro aperto. E’ Lui che ha fatto risorgere Suo Figlio. Questo è il motivo perché il sepolcro è vuoto.
Tutto il brano converge verso la scena all’interno del sepolcro dove le donne incontrano i due giovani “in vesti sfolgoranti” . La descrizione di questi personaggi, attraverso il linguaggio biblico, ci orienta subito a identificarlo in qualcuno proveniente dal mondo di Dio. Sono giovani, come giovane è chiunque annuncia il Risorto. La reazione delle donne riflette la reazione umana davanti alla manifestazione di Dio: “Prese da spavento, esse tenevano il viso chinato a terra…” La reazione non è il timore che coglie di fronte ad un orrore, ma è la paura davanti alla pienezza della manifestazione di Dio. E’ la sorpresa di fronte alla vita nuova proprio dove le donne si attendevano solo l’oscurità della morte. Si tratta del nucleo più importante dei versetti ed è costituito dalle parole dei giovani. Sono come tanti piccoli, intensi, annunci. Primo annuncio: Perché cercate il vivente tra i morti? Non è qui, ma è risorto. Come a dire, scacciate la paura del sepolcro vuoto che terrorizza da sempre l’uomo. La condizione di Gesù crocifisso, Gesù morto e sepolto, non è la realtà definitiva nella quale pensarlo e cercarlo. Quella realtà è solo un passaggio. La nuova situazione è la vita. Ed è per sempre. Dobbiamo sempre rammentarlo anche nelle situazioni più buie dell’esistenza: il venerdì santo è solo un giorno, ma la Pasqua è per sempre! Noi ci troviamo in questo “per sempre”. Queste parole sono la buona notizia, sono il nucleo del Vangelo, su cui, poiché cristiani, ci giochiamo la vita: Gesù di Nazareth, quello che finì in croce, proprio lui in persona è Risorto!
Secondo annuncio: “Allora ricordarono le sue parole e, ritornate dal sepolcro, riferirono tutto questo agli undici e a tutti gli altri” “Ma le loro parole parvero ad essi un delirio e non vi credettero” (Lc. 24.8-9.11). Gesù aveva predetto ai discepoli che di fronte allo scandalo della croce non avrebbero retto l’impatto, sarebbero fuggiti, lo avrebbero lasciato solo e rinnegato. In concreto gli angeli danno alle donne l’incarico di riferire dell’avvenuta risurrezione.
Luca scrivendo il Vangelo ci ha sempre sorpreso e anche con questi versetti finali sembra non smentirsi: quando pensiamo di aver raggiunto e compreso Gesù, di fatto, Lui è sempre altrove, ci precede sempre. Gesù attende i suoi discepoli e aspetta anche noi, là dove tutto è cominciato. Anche noi dobbiamo ritornare in Galilea e ciò significa proprio ritornare all’inizio del Vangelo e alla genesi della nostra esperienza di Lui. E’ necessario riandare là dove è partita la nostra risposta fiduciosa di seguire Gesù. Occorre ripartire da capo. Dobbiamo riascoltare le parole di Gesù, rivedere i suoi gesti, rimetterci alla sua sequela a partire dalla Pasqua. La Galilea che portiamo dentro di noi è il luogo di questi contrasti: bene e male, desideri e limiti, fede e dubbio, amore e odio, luce e tenebre. Proprio in questo miscuglio d’opposti potremo vedere il Risorto. Quando ci accorgiamo che attraverso un dialogo, l’atmosfera tesa si rappacifica, o verifichiamo che conflitti interpersonali si risolvono, o impariamo a stare con le nostre paure e limiti, quando troviamo modi alternativi a quelli sempre usati per entrare in relazione con noi stessi o con gli altri…lì il Risorto ci ha preceduto e noi lo abbiamo realmente visto, incontrato, riconosciuto. Oppure quando ci pensavamo arrivati e abbiamo scoperto invece che dovevamo ricominciare, quando abbiamo toccato con mano la nostra umanità e da quella abbiamo deciso di partire, facendo passi piccoli e concreti per lasciar liberare la vita presente in noi, cioè le nostre capacità, i nostri doni…ecco lì siamo tornati in Galilea.
Buona Santa Pasqua a tutti!