Il dolore è parte della vita e nessuno di noi può dire di non averlo mai incontrato. Si manifesta in mille forme, spesso inaspettato, a volte condiviso, altre vissuto in solitudine … quasi sempre rifiutato; non è che un passaggio in luoghi inesplorati, il nostro deserto dove possiamo scoprire su di noi molto più che in qualsiasi altra situazione; ma è anche la lanterna accesa per mettere alla prova la nostra vista spirituale e l’ora suprema in cui verificare la nostra fede. Attraversare il dolore diventa così un viaggio nella parte più intima e profonda di noi stessi che richiede coraggio e determinazione, un’avventura verso la Verità. Un’avventura che ha Gesù per compagno di viaggio e come fine ultimo.
Claudel scriveva: “Dio non è venuto per togliere il dolore e neppure per spiegarlo. E’ venuto per condividerlo”.
Condividendo e assumendo le nostre sofferenze, Gesù le ha riempite di significato e le ha rese feconde, sottraendole alla loro potenza mortale. Dal momento in cui Egli ha abbracciato la croce e l’ha portata sino alla fine, attraversando il passaggio della morte, ciascuno di noi può affermare, con certezza, di non essere più solo sotto il peso del suo dolore, qualunque ne sia la causa. La sofferenza alla fine resta, ma non ci schiaccia più, anche se le lacrime continueranno a scendere e il dolore a persistere. Questa è la buona notizia del Vangelo!
Di fronte al dolore siamo tutti deboli ed estremamente fragili: la paura, la rabbia e la ribellione si agitano nel nostro cuore; ai numerosi interrogativi, che sorgono dentro di noi, non riusciamo a trovare risposte e forse anche noi “urliamo” al cielo il nostro dolore: «Signore, dove sei?».
Dov’è Dio? Dov’è? Egli è proprio accanto a noi e in noi, per condividere la nostra pena e sostenerci con la sua forza, così che non abbiamo a soccombere sotto il peso della prova. La fede non è un antidolorifico! Il Signore non ci offre analgesici, ma ci sostiene con la sua tenerezza e la sua consolazione, invitandoci ad accogliere anche il momento del dolore come tempo di grazia e di crescita.
Dio ci libera proprio nel dolore, ma non in modo magico! Egli non rimane indifferente davanti al pianto dei suoi figli! L’Antico Testamento descrive tutta la sofferenza di Dio davanti alla miseria del suo popolo schiavo in Egitto e la sua determinazione nel voler risollevarlo:
Il Signore disse: ‘Ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo’(cfr. Es 3, 7-8).
In Gesù, Dio scende veramente ad asciugare le lacrime dell’umanità e a donarle un futuro pieno di speranza: Egli si fa uomo con l’uomo, condividendo tutte le dimensioni che caratterizzano la sua esistenza, così da strapparla dalla morte che la avvolge e innestarla nella sua vita. Infatti Gesù non fugge davanti alla croce e non cede alle insinuazioni di coloro che, con sarcasmo, gli gridano: “Se Tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo!”. Gesù non è sceso dalla croce, ma ha accettato di attraversare l’oscurità della morte, perché in noi potesse tornare la vita. Egli, quindi, dà un significato nuovo al dolore, assumendolo su di sé e invitandoci a fare lo stesso.
Sostiamo in silenzio davanti alla via dolorosa percorsa dal Signore, contempliamo con attenzione, con fede e amore il mistero del suo dolore e del suo amore, chiedendogli la grazia di attraversare con Lui le nostre sofferenze, portando le nostre croci, certi che, se vissute e con Lui e in Lui, diverranno feconde per tutti.