VANGELO (Mc 7,1-13)
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Commento
Ci sono nella vita delle cose che sono per noi pietre miliari, capisaldi, dogmi ai quali non si può e non si deve contravvenire.
Stamani vedevo il titolo di un giornale non propriamente cattolico che diceva “il mondo sotto choc”, un cardinale che critica la decisione del Papa dicendo che “dalla croce non si scende”. In molti alla notizia delle dimissioni del Papa hanno avuto un tracollo, un dispiacere, un forte dolore, ma quanti di questi hanno pensato a Joseph Ratzinger, alla persona, all’uomo stanco, all’uomo che ha la consapevolezza di non farcela più a fare bene il suo dovere. La Chiesa, forse avrà pensato, ha bisogno di una guida energica, che sappia coinvolgere i giovani. Ottantasei anni per molti sono tanti per andare a cena fuori dai figli, per sopportare le discussioni dei nipotini, per stare sveglio davanti alla tv, pensiamo a quest’uomo cosa sia stato richiesto, quante fatiche, quanti incontri, quante decisioni, quante sofferenze, quante cose nuove da imparare. Lui che è uomo di preghiera, studioso che ha accettato di guidare la Chiesa perché gli è stato richiesto. Non so a quanti sia piaciuto questo Papa, quanti abbiano sentito empatia con lui, specie i giovani, ma sono certo che oggi in molti lo guardano con tenerezza, come un nonno stanco che ha il coraggio di mettersi da parte per il bene dei figli e dei nipoti, che ha la fiera e dolce consapevolezza di non essere al passo con i tempi e per amore del prossimo, della sua stessa Chiesa, decide di lasciare ad altra persona, sicuramente più giovane, questo incarico che per una persona della sua età è assai gravoso.
Ognuno sa di se stesso, bene fa lui a lasciare e bene ha fatto Giovanni Paolo Secondo a restare perché le persone erano diverse, perché le condizioni erano diverse. Giovanni Paolo Secondo è stato più amato dai ragazzi quando ha fatto il nonno, quando ha messo a nudo le sue debolezze, quando dava la sua carezza ai tanti giovani accorsi per abbracciarlo e ben volentieri godeva delle loro attenzioni e del loro tifo da stadio.
Inorridiamo se le tradizioni non vengono rispettate, trasliamo se qualcuno, specie una persona che abbia una carica importante, fa un passo indietro, cambia il corso della storia, ci fermiamo all’apparenza e non guardiamo quale sia il bene per le persone, per il nostro prossimo.
Che questo grande gesto di amore verso il suo popolo sia di esempio a chi resta ancorato alla poltrona del potere a tutti i costi, che sia per la Chiesa un momento di riflessione e di rinnovamento. Ci vuole coraggio a rompere le tradizioni, specie se così radicate, specie da parte di coloro che hanno gli occhi del mondo addosso, ma a volte è giusto e necessario. Ogni tradizione, ogni idea, ogni convinzione deve essere rivista alla luce del rinnovamento, della crescita, del bene comune.