Venerdì della II settimana di Avvento

VANGELO (Mt 11,16-19)
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Commento

Troviamo un nesso logico molto forte tra la prima lettura e il brano del vangelo nella durezza di cuore dei contemporanei di Isaia e di Gesù. Per mezzo del profeta Dio si lamenta dell’infedeltà del suo popolo, causa di tutte le sue sventure. Fa balenare dinanzi ai suoi occhi quale sarebbe stata la sua felicità se avesse obbedito ai suoi comandi. Il vangelo ci presenta ugualmente l’ostilità degli uditori di Gesù che non hanno saputo riconoscere l’invito di Dio alla conversione né nella predicazione austera di Giovanni né in quella dolce e amabile del Salvatore. In ambedue le epoche vanno rimproverate una fredda indifferenza ed una radicata incredulità alle sollecitazioni della grazia. In Gesù, come nell’animo del profeta, si nota una certa amarezza e delusione. Si sarebbero aspettata un condotta ben diversa, una disponibilità ad accogliere i messaggi di salvezza, invece un netto rifiuto. E’ noto che molti genitori hanno provato o provano la stessa amarezza di Gesù nei riguardi dei propri figli che invece di seguire i consigli di chi ha alle spalle una lunga esperienza, hanno voluto o vogliono agire e fare scelte secondo il proprio capriccio per ritrovarsi poi impigliati in difficoltà così grandi da rimanerne schiacciati. Anche oggi il Signore chiama me, chiama te, genitore o figlio, all’ascolto della sua parola e alla fedeltà agli insegnamenti che essa ci offre per vive tranquillamente la nostra vita. Il rifiuto, la trasgressione portano solo disordine e turbamento nella coscienza, angoscia e sconforto nell’animo, ansietà e sofferenza in quanti ti nutrono affetto. L’Innominato dei Promessi Sposi si indispettiva e mal sopportava la pace e la tranquillità della gente che egli dal suo oscuro castello sentiva accorrere in chiesa per incontrare il cardinale Carlo Borromeo. Tormentato da rimorsi, si recherà anche lui dal prelato per avere una parola di pace. Forse questa esperienza è anche nostra quando, turbati nella coscienza, incontriamo uomini tranquilli e sereni. Se ci trovassimo in questo mare in tempesta, invochiamo il Signore, con sincerità ritorniamo a lui con pentimento e la pace tornerà nel nostro cuore.

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