VANGELO (Gv 10,1-10)
Io sono la porta delle pecore.
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante.
Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Commento
Gesù si presenta come il vero ed unico Pastore, colui, cioè, che dona tutto se stesso per le sue pecore. Il verbo offrire ripetuto da Gesù tante volte, esprime con forza la sua missione redentiva di amore per tutta l’umanità. La passione e la morte di Gesù sulla croce, ma non solo, tutta la sua vita, le sue parole, i miracoli, i suoi gesti misteriosi e indimenticabili sono un’offerta continua. Offrire significa donare, cioè privarsi di qualche cosa, Gesù «svuotò se stesso» (Fil 2,7) interamente. L’amore di Cristo ci spinge non solo ad accogliere il dono della vita nuova ed eterna che Egli ci fa’, ma anche ad offrire noi stessi insieme con Lui. «Accetta con benevolenza o Signore l’offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna e accoglici nel gregge degli eletti». (Preghiera eucaristica prima). Il Sacrificio Eucaristico ci unisce intimamente a questa offerta, e ce ne fa comprendere il senso. Ormai non siamo soli, ma c’è Lui, il Pastore Grande delle pecore, a soffrire, a gioire, a pregare, ad offrire, con noi e con tutta la Chiesa, ogni giorno. Avendo visto lo stesso Pastore farsi Agnello immolato per nostro amore, cresceremo nella conoscenza intima di Lui, ci nutriremo di Lui che ci renderà forti per vivere da redenti e capaci di subire, se necessario, la medesima sorte. Le parole del Buon Pastore sono un chiaro invito a liberarci dalle nostre paure e ad andargli incontro con gioia nella certezza di essere intimamente conosciuti, amati e salvati dal Signore.