Lunedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Lc 9,46-50)
Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.

ascolto

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.

Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Commento

La competizione, l’emulazione, spinte positive che spronano al bene, al sempre meglio, spesso degenera in lotta e sfida serrata. È l’orgoglio dell’uomo, radice di ogni peccato, che fa desiderare i primi posti. La gerarchia la si fa secondo criteri umani per cui i primi sulla terra potrebbero essere gli ultimi nei cieli. Il Signore infatti esalta gli umili, rimanda i ricchi a mani vuote e disperde i superbi. Gli stessi apostoli e discepoli di Gesù non sono esenti dalla tentazione di mania di grandezza. Giacomo e Giovanni si fanno raccomandare dalla loro madre per sedere una a destra e uno a sinistra nell’ipotetico regno da fondare dal grande Maestro. Non erano ancora in grado di comprendere che la richiesta era rivolta al Verbo incarnato di cui poi S. Paolo dirà in un memorabile inno: «(Egli) pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre». Per convincersi di ciò bisogna accogliere ed assimilarsi nello spirito all’innocenza e alla semplicità dei bambini. Bisogno essere capaci di recuperare e praticare le virtù della povertà e dell’umiltà della Vergine Madre, che canta: «Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». Sempre la virtù dell’umiltà che apre poi alle più ampie e giuste dimensioni della fede: la forza di Dio non la si può racchiudere negli angusti spazi del nostro freddo calcolo umano: che agisce in buona fede e con rettitudine di coscienza non abuserà mai del nome di Cristo.

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