Venerdì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 3,13-19)
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

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In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Commento
Oggi la lettera agli Ebrei riporta il bellissimo testo di Geremia sulla “alleanza nuova”, una espressione che si trova solo in questi versetti, in tutto l’Antico Testamento, e che annunzia un grande cambiamento: “Non come l’alleanza che feci con i loro padri, dice il Signore”. La prima alleanza era un’alleanza che rimaneva all’esterno. Dio aveva dato la legge e condizione dell’alleanza era l’osservanza fedele di essa. Ma, essendo esterna, la legge diventava piuttosto un ostacolo per molti, proprio perché quando viene imposta una legge la prima reazione dell’uomo è di opposizione: è un giogo che non sopportiamo. Gli Ebrei veneravano la legge, ma pochi la osservavano veramente; anzi il profeta Geremia riferisce questa promessa divina in un tempo in cui, per le gravi violazioni della legge, Dio ha castigato duramente il suo popolo: il tempio è distrutto, il popolo esiliato.
Ma quando tutto sembra venuto meno, Dio crea cose nuove, più belle delle antiche. Così fa anche ora:
“Porrò le mie leggi nelle loro menti e le imprimerò nei loro cuori”. Vale a dire che gli uomini saranno intimamente d’accordo con Dio, ameranno la sua volontà, avranno desiderio di compierla, avranno anzi la stessa volontà e gli stessi desideri di Dio. “Nessuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno”: sarà una conoscenza personale, intima, non imposta da un insegnamento, ma detta nel cuore. È l’alleanza istituita da Gesù con il suo sacrificio, è lui stesso che diventa nostra legge nella carità universale. Lo diciamo ad ogni Eucaristia: “Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza”. C’è in più la parola “eterna”, che non si trova nel Vangelo ma si trova nei profeti ed è esatta, perché questa alleanza è definitiva, perfetta; ci unisce definitivamente con Dio e ci unisce tra noi. Questa è la base e la sorgente dell’unità.
Nel Vangelo odierno troviamo l’altra condizione dell’unità: l’elezione dei Dodici, l’istituzione che esprime la pluralità nell’unità, alla quale si deve aderire per essere uniti a Dio. Tutte le divisioni nella Chiesa sono dovute alla mancanza di fede e di adesione all’autorità; ma se vogliamo vivere davvero nell’unità dobbiamo avere un amore speciale per chi nella Chiesa è posto in autorità. Sono uomini deboli, imperfetti, ma costituiti da Cristo per conservare l’unità e per questo dobbiamo circondarli di affetto, di comprensione: Cristo Gesù è con loro! Chiediamo al Signore, per noi e per tutti gli uomini, la grazia di vivere uniti a lui, nel suo amore, osservando la legge che egli ci ha messo nel cuore e aderendo con fede all’autorità da lui costituita, affinché formiamo tutti un unico corpo.

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