Giovedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 1,40-45)
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

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In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Commento
Meditiamo le parole della lettera agli Ebrei: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”, che sono una esortazione sempre urgente e importante. Per capirla bene bisogna rendersi conto che la voce del Signore non è in primo luogo una voce che comanda, ma una voce che promette, ed è su questo punto che siamo esortati: quando sentiamo la voce del Signore che promette, non dobbiamo chiudere il cuore.
Il salmo fa allusione all’Esodo e precisamente al momento in cui, dopo una rapida traversata del deserto, gli Israeliti giungono in vista della Terra promessa. Mosè manda degli esploratori perché si rendano conto di come sia questa terra, della sua prosperità, dei suoi abitanti, delle sue città e, quando essi ritornano, fa dire al popolo da parte di Dio: “Dio vi dà questo paese, andiamo e prendiamone possesso”: è la promessa di Dio. Un paese che, al dire degli esploratori, è magnifico, dove scorrono latte e miele, dove c’è abbondanza di raccolti: è veramente meraviglioso. Per gente che ha appena attraversato un deserto è una cosa addirittura straordinaria. E Dio dice: “E vostro, io ve lo do”. E più che una promessa, è già un dono. E gli Israeliti in quel momento, hanno ascoltato un altra voce. Accanto alla voce di Dio che presenta il suo dono, che invita a entrarvi, c’è la voce dell’incredulità: “E troppo bello per essere vero, Dio non ce lo dà, non ce la faremo a impadronircene”. Ed è la voce degli esploratori che, dopo aver descritto le meraviglie del paese, hanno aggiunto: “Ma gli abitanti sono terribili, noi al loro confronto siamo delle cavallette, hanno costruito delle fortificazioni Impressionanti, ed è temerario pensare di impossessarcene”. E questa voce gira fra il popolo, la fantasia lavora, alla fine tutti dicono che le fortificazioni arrivano fino al cielo… E allora, invece di ascoltare la voce di Dio, di accogliere il suo dono, il popolo si ribella: “Dio ci ha fatto attraversare il deserto per farci arrivare in un luogo inaccessibile. Almeno fossimo rimasti in Egitto! Là la vita non era bella, ma era vita, qui non ci rimane che la morte”. Così hanno tentato Dio, l’hanno irritato con la loro incredulità, hanno preso le distanze da lui, non hanno creduto alla sua promessa.
E questa la situazione richiamata dalla lettera agli Ebrei e l’autore ci esorta: “Guardate che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede, che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato”, cioè da questa altra voce che sempre insinua in noi che non è possibile credere alla promessa di Dio, che è una promessa irreale, troppo difficile da realizzare, che Dio non è veramente disposto a darci ciò che è scritto nel Vangelo. “Noi siamo infatti diventati partecipi di Cristo”. Non è con Mosè che noi compiamo il nostro esodo: è con Cristo che attraversiamo il deserto e giungiamo in vista della terra promessa. Ma per non essere oggetto della collera di Dio bisogna rimanere saldi nella fede, perché se noi non crediamo alla parola di Dio, la sua promessa si trasforma in una minaccia, in un giuramento terribile:
“Non entreranno nel mio riposo”. La minaccia divina è un gesto d’amore, è fatta per liberarci da tutto ciò che in noi è paura malvagia.
È chiaro che stiamo riflettendo su una situazione che è sempre attuale. Noi possiamo accogliere veramente la volontà di Dio soltanto se abbiamo fede nella sua promessa, che dà senso a tutti i comandamenti. Dio vuol farci vivere nella carità, vùol farci entrare nel suo amore e farci rimanere in esso. Ci promette che questo non soltanto è possibile, ma è già realizzato in Cristo Gesù. E noi continuiamo a dire che è difficile, che ci sono troppe difficoltà. Ora, le difficoltà sono reali, ma non devono renderci increduli di fronte alla promessa divina. Noi siamo con il Signore e sappiamo che egli trasforma tutti gli ostacoli in occasioni di crescita, perché l’ha promesso, perché ci ama. “Noi abbiamo creduto dice san Giovanni all’amore che Dio ha per noi”.
Siamo dunque pieni di gioia e nelle difficoltà facciamo come il lebbroso del Vangelo: avviciniamoci al Signore e diciamogli: “Se tu vuoi, puoi. Io sono impotente, ma tu, se vuoi, puoi”. Ripetiamoglielo, sapendo che è perfettamente vero e che questa è la preghiera che egli aspetta da noi, per ripeterci la sua promessa e l’assicurazione del dono di Dio.

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