BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO B)

VANGELO (Mc 1,7-11)
Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.

battesimo di gesù

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Commento

Il racconto del Giordano ci riporta alla genesi, quando la Bibbia prende avvio con una immagine d’acqua: in principio… lo spi­rito di Dio aleggiava sulle ac­que (Gen 1,2) come un gran­de uccello in cova su di un mare gonfio di vita inespres­sa. L’origine del creato è scrit­ta sull’acqua. Allo stesso mo­do anche la vita di ognuno di noi ha inizio nelle acque di un grembo materno.
Essere immersi di nuovo nel­l’acqua è come esserlo nel­l’origine, il battesimo parla di nascita, come fa la voce dal cielo che scende su Ge­sù: tu sei mio Figlio. Voce che è anche per me; voce in cui brucia il cuore ardente del cristianesimo: io sono figlio; il mio nome è: amato per sempre. Io ho una sorgente nel cielo, che si prende cura di me come nessun altro al mondo. E nasco della specie di Dio, perché Dio genera fi­gli secondo la propria spe­cie.
In te ho posto il mio compia­cimento.
Una parola inusua­le, la cui radice porta una di­chiarazione d’amore gioioso verso ciascuno: «mio com­piacimento» significa: tu mi piaci! Una definizione della grazia di Dio: prima che tu faccia qualsiasi cosa, come sei, per quello sei, tu mi dai gioia. Prima che io risponda, prima che io sia buono o no, senz’altro motivo che la gratuità di Dio, perché la grazia è grazia e non calcolo o me­rito o guadagno, la Voce ripete ad ognuno: io ti amo.
Gesù vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere come u­na colomba. Noto la bellez­za del particolare: il cielo si squarciò, si lacerò, si strappò. Come un segno di speranza si stende sull’uma­nità questo cielo aperto, a­perto per sempre, e non chiuso come una cappa mi­nacciosa e pesante. Aperto come si aprono le braccia al­l’amico, all’amato, al povero: c’è comunicazione tra terra e cielo.
Da questo cielo aperto e non più muto viene come colom­ba lo Spirito, cioè la vita stes­sa di Dio. Si posa su di te, ti avvolge, entra dentro, a po­co a poco ti modella, ti tra­sforma pensieri, affetti, spe­ranze secondo la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore.
Battesimo significa etimolo­gicamente: immersione. Il battezzato è uno immerso in Dio. Adesso, in questo mo­mento immerso; in ogni mo­mento, in ogni giorno immerso in Dio, come nel mio ambiente vitale, dentro una sorgente che non viene me­no, dentro un grembo che nutre, fa crescere, riscalda e protegge. E fa nascere.
Io nella sua vita e Lui nella mia vita. Come donna gravi­da di una vita nuova, io vivo due vite, la mia e quella di Dio. Sono uno e due al tem­po stesso. Ormai indissolubile da me è Dio, io non più separato da Lui.
Nel Battesimo è il movimen­to del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in me, nasce in me perché io nasca in Dio; perché nasca nuovo e diverso, con in me il respiro del cielo.

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