VANGELO (Mc 6,53-56) Quanti lo toccavano venivano salvati.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Commento
“Vi insegnerò la via migliore di tutte”. I Corinzi erano entusiasti per il donò della profezia delle lingue della scienza (intesa non come conoscenza sistematica di cose, ma nel senso di conoscenza profonda delle realtà data da Dio); Paolo invece diceva che la scienza gonfia, fa insuperbire e non è la via cristiana migliore.
Nel nostro mondo c’è un tipo di conoscenza che si è sviluppata fin troppo a scapito dell’altra. La conoscenza scientifica arriva a scoperte straordinarie, ma non risolve i problemi più profondi dell’uomo. Pieni di questa conoscenza molti non sono più aperti alla conoscenza profonda raggiungibile soltanto in umiltà e semplicità. Gesù dice infatti che essa è concessa come grazia ai “piccoli”: essi ricevono dal Padre la conoscenza del Figlio e dal Figlio la conoscenza del Padre, conoscenza di amore, fondata sull’amore. “Chi non ama non conosce Dio scrive Giovanni perché Dio è amore”.
Avere pensieri sublimi su Dio non è nulla senza l’amore: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli… e se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, ma non avessi la carità, non sono nulla”.
Ciò che conta è aprirsi all’amore che Dio ci dona e trasmetterlo agli altri.