Il piano eterno del Padre è che noi siamo destinati ad essere conformi all’immagine di Gesù (Rom 8,29). Questo avviene a due livelli: 1) perché lui ci ha resi figli; 2) perché noi dobbiamo vivere in maniera degna di questo, cioè imitare Gesù. Se leggiamo tutte le lettere di San Paolo vediamo che c’è sempre una prima parte teologica che ci spiega chi è Dio e chi siamo noi, e poi una seconda parte pratica che ci spiega come dobbiamo comportarci. Parlando del nostro comportamento, o della vita morale non possiamo quindi parlare di un semplice sforzo nostro ma dobbiamo partire sempre da Dio o meglio dal nostro rapporto con lui che non può essere un qualcosa di esterno, formale basato solo sulla conoscenza delle sue parole, o una semplice imitazione del suo modo di vivere. Si cadrebbe se no in una filosofia. Spesso qui sta l’errore delle nostre vite: ci sforziamo di fare e di leggere ma ci dimentichiamo di essere. Dio ci ha destinati ad essere, non a fare.
L’uomo è coinvolto nella sua relazione con Dio con tutto il suo essere. é un rapporto vitale, dinamico. In questa relazione è Dio che fa sempre la prima mossa dandoci la sua grazia. Il Libro del Genesi parla dell’armonia iniziale nel giardino dell’Eden dove c’è familiarità tra Dio e l’uomo. Naturalmente il dono di Dio deve essere accolto dall’uomo con libertà, ma proprio per la libertà l’uomo rifiuta questo dono rompendo quell’armonia iniziale. Dio allora prevede la redenzione. Quando si parla di libertà, qualcuno dice che la vita religiosa toglie la libertà di fare tante cose. Essi partono da un punto di vista sbagliato, solo umano. Chi vive di fede, speranza e carità, è capace di scegliere anche cose che costano ma che al lungo andare sono più vere. Quindi è più capace di scegliere. In Cristo noi possiamo fare il passo per ritornare all’armonia iniziale, ma dobbiamo spogliarci dell’uomo vecchio, legato al peccato, per rivestirci dell’uomo nuovo accettando il combattimento spirituale. Questa lotta spirituale passa attraverso i sacramenti, canali privilegiati della grazia, ma proprio per essere coerenti devono essere sacramenti accettati con convinzione. Ad esempio partecipare alla santa Messa non perché ne abbiamo l’obbligo, ma come segno del mio impegno.
Gv 3 Gesù parla a Nicodemo della necessità di rinascere dall’alto. 1 Tess. 4,3 La volontà di Dio su di noi è la nostra santificazione. Questa di solito è chiamata “vita nuova”, che di per sé è già vita eterna perché è vita di comunione con Dio. E’ l’eternità che è già qua tra di noi anche se non ancora realizzata in pieno. S. Paolo in 1 Tess. 5,8 presenta le tre virtù teologali come un’armatura che ci serve per la lotta spirituale. Naturalmente queste tre virtù sono ordinate a Dio. Dio è la fonte e l’oggetto di queste virtù; ma possiamo dire che vengono da Cristo stesso che è rivelazione piena del Padre (sorgente della fede), manifestazione dell’amore del Padre (sorgente della carità), e via al Padre (sorgente della speranza). “Io sono la via, la verità e la vita”. Nella bibbia troviamo un’infinità di testi che mostrano la vita cristiana basata su queste tre virtù. Le tre virtù sono necessarie per utilizzare bene la nostra libertà, dono immenso e insostituibile datoci da Dio. Queste virtù inoltre sono necessarie perché la grazia di Dio che è in noi agisce attraverso esse e attraverso i doni dello Spirito Santo. Quindi abbiamo bisogno delle tre virtù per la nostra vita spirituale. Più precisamente: la Fede è la luce per vedere la realtà e discernere il bene e il male, per non farsi attrarre da false illusioni e tentazioni; la Speranza è la fonte del nostro entusiasmo contro la disperazione durante le prove; la Carità è il motore dei nostri passi, è la motivazione soprannaturale di ogni nostra azione, la forza per vincere i nostri limiti. Se le virtù teologali sono basate in Dio il modo migliore per accrescerle è attraverso la preghiera. Dobbiamo creare consonanza con Dio attraverso la preghiera e abitudine al bene attraverso le opere di carità. Gv. 14,12-23 parla della Trinità che viene a prendere dimora in coloro che osservano la parola di Gesù. Ef. 1,4 Il nostro destino è stare davanti a lui in santità. Parlando del combattimento spirituale bisogna tener presente che il diavolo è sempre in agguato, così pure le difficoltà sono sempre presenti. Richiamiamo alla mente il combattimento di Giacobbe con l’angelo. Ognuno di noi sperimenta la sua debolezza costituzionale. Il peccato ha rovinato la natura umana rendendola vittima delle passioni e delle voglie, ma Gesù ha fatto sua questa natura. Come a San Paolo egli dice a noi: “E’ nella tua debolezza che manifesto la mia forza” (2 Cor. 12,9). Se Cristo è in noi, lui che è la via, la verità e la vita, noi vediamo le cose come le vede lui attraverso la fede, desideriamo il bene che è lui stesso attraverso la speranza, amiamo come lui attraverso la carità.