“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16:24).
Prendere la propria croce è parte del prezzo da pagare se si vuol essere discepoli di Gesù. A volte sembra che siamo proprio noi predicatori a non far comprendere bene cosa significa essere un vero cristiano. Si tende troppo a semplificare, a sostituire la sostanza con l’apparenza, a far leva sulle emozioni passeggere invece di puntare a scelte ponderate, anche dolorose, ma durature. A volte capita di udire qualche predicatore che dice: “Se ti alzi e vieni avanti, io pregherò il Signore perché tu sia salvato”. Certo rispondere ad un appello può essere il primo passo, ma non è sufficiente per essere salvati né è sufficiente la preghiera di un predicatore per nascere di nuovo. Gesù continua ad affermare in modo categorico e serio quali sono le condizioni per appartenergli e per essere eredi con Lui nel regno dei cieli: “Non chiunque dice: Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7:21), e ancora: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16:24). Certo nessuno di noi può guadagnarsi la salvezza perché essa è il dono di Dio, ma molti di noi possono perderla non comprendendo quella che è la volontà di Dio per la nostra vita.
Essere cristiani non è la decisione di un momento, ma la scelta di una vita. Non sto parlando di perfezione, so molto bene che siamo lacunosi in molti modi, ma so anche bene che bisogna scegliere da che parte stare: con Dio, condividendo la Sua volontà, o con il mondo seguendo l’andazzo del presente secolo. Oggi la Parola di Dio ci dice che se vogliamo essere Suoi discepoli, dobbiamo fare delle scelte, dobbiamo prendere la nostra croce.
Angelo Gargano