I seguaci di Gesù sono o, meglio, dovrebbero essere innanzitutto «credenti». «Io credo», «noi crediamo» è la fondamentale affermazione del discepolo di Gesù, la sua prima e ultima parola. Credenti non si nasce, lo si diventa: la fede non è innata in noi, come la ragione, la coscienza, il sentimento, gli affetti. Nessun cristiano inventa la propria fede! Si diventa credenti in virtù di una chiamata, di un appello che giunge a noi, ma che non proviene da noi. È d’obbligo il riferimento a un celebre testo di San Paolo: «La fede viene dall’ascolto». La fede è “obbedienza”: etimologicamente, è un sottomettersi a ciò che si è udito (ob-audire). Ecco perché l’obbedienza (a Dio! Al Vangelo!, s’intende) è la cosa più importante nella vita cristiana. Si diventa “credenti” perché si è ascoltata una parola, la quale indica sempre, in un modo o nell’altro, Gesù Cristo, Parola di Dio fattasi carne. È lui, soltanto lui, la Parola che salva. La parola detta, la parola scritta, sono segni/strumenti che rimandano a Lui. Il concetto di “parola di Dio” indica tre realtà che hanno molto in comune, ma che non si equivalgono affatto. C’è innanzitutto la parola di Dio fattasi carne in Gesù (tutta la sua vita, morte, risurrezione); c’è la parola detta-pronunciata dai profeti, dagli apostoli, dai credenti di tutti i tempi e luoghi; c’è poi la parola scritta nei libri della Bibbia canonica e ispirata: è la Parola diventata scrittura per essere letta e ascoltata nella comunità dei credenti, la chiesa. Ebrei e cristiani condividono in molti casi la parola scritta e la parola detta, mentre divergono sulla parola incarnata. Ebrei e cristiani condividono anche la persuasione secondo la quale la parola di Dio è innanzitutto la parola viva, che Dio dice tramite i suoi messaggeri.
Franco Ardusso