Sembra proprio che Dio abbia ratificato, in qualche modo, il grido del cuore umano, quando ha preso questa immagine dell’amore materno per esprimere la sua tenerezza: «Se anche una madre dimenticasse il suo figlio – il che è impossibile – io, dice il Signore, non ti dimenticherò». Dio dunque è madre a modo suo, infinitamente più di tutte le madri, poiché è la sorgente della tenerezza. Che cosa fa che una madre non sia che slancio verso il figlio? Una madre me lo diceva con queste parole molto semplici: «Hanno talmente tanto bisogno di noi, questi piccolini, che è impossibile non amarli». E’ anche il motivo della tenerezza divina: abbiamo così bisogno di Dio! E nel bambino, che cosa diventa una chiamata così urgente alla madre? E’ il fatto che ci sono in lui tutti i possibili! Una immensa ricchezza ma tutta in virtualità. Tutto è possibile, ma in un’immensa fragilità. Ci vuole una sollecitudine costante per vegliare su questo tesoro del bambino che è tutta grandezza, tutta maestà, tutta fragilità. Ma Dio non è solo nostra madre, Dio è anche nostro figlio! E’ Gesù che ce lo insegna in questa parola inesauribile che pronuncia di fronte alla madre: «Colui che fa la volontà del Padre mio è mio fratello e mia sorella e mia madre». E la vergine Maria, la vergine-madre, la madre di Gesù e nostra, Maria è insieme immagine della maternità di Dio nei confronti di tutta la creazione e, nello stesso tempo, immagine della maternità divina dell’uomo nei confronti di Dio. La maternità di Maria, questa maternità dello spirito, questa maternità della persona che precede ogni dono di sé nello spogliamento di tutto il suo essere, essa non la riceve per sé soltanto. Come tutte le grazie, questa grazia della maternità divina di Maria è fatta a tutta l’umanità.