Per tentazione si intende, almeno immediatamente, la spinta a fare il male. E’ qualcosa di molto sottile, drammatico e pericoloso. E’ la tentazione di fuggire dalle proprie responsabilità, la paura di decidersi, la paura di guardare in faccia una realtà che esige una decisione personale. E’ la paura di affrontare i problemi della vita, della comunità, della nostra società. E’ la tentazione della fuga dal reale, di chiudere gli occhi, di nascondersi, di far finta di non vedere e di non sentire per non essere coinvolti. E’ la tentazione della pigrizia, della paura di buttarsi. E’ la tentazione che vuole impedirci di rispondere a ciò che Dio, la chiesa, il mondo ci chiama a compiere. E allora l’esortazione a pregare per non entrare in tentazione significa: pregate per non entrare in quell’atmosfera di compromesso e di comodità, di viltà, di fuga e di disinteresse nel quale si matura la scelta di non scegliere, la decisione di non decidere, la fuga dalle responsabilità. Questa situazione è esemplificata, nel brano evangelico, da ciò che fanno gli apostoli: dormono per la tristezza, dormono per non vedere. L’esortazione di Gesù a pregare per non entrare in tentazione ci fa allora capire che la preghiera non è fuga, non è declinare le responsabilità, non è rifugiarsi nel privato: la preghiera è guardare in faccia la tentazione, la paura, la responsabilità. La preghiera è audacia che affronta la decisione importante.
Carlo Maria Martini