Maria ci parla della grazia della fede. Non c’è suono, né musica là dove non c’è un orecchio capace di ascoltare, per quanto risuonino nell’aria melodie sublimi. Non c’è grazia, o almeno la grazia non può operare, se non trova la fede ad accoglierla. Come la pioggia non può far germogliare nulla finché non trova una terra che l’accoglie, così la grazia se non trova la fede. E’ per la fede che noi siamo “sensibili” alla grazia. La fede è la base di tutto; è la prima e la più ‘buona’ delle opere da compiere. “Opera di Dio è questa, dice Gesù: che crediate”. La fede è così importante perché è l’unica che mantiene alla grazia la sua gratuità. Non cerca di invertire le parti, facendo di Dio un debitore e dell’uomo un creditore. Per questo essa è tanto cara a Dio che fa dipendere dalla fede praticamente tutto, nei suoi rapporti con l’uomo. Grazia e fede: sono posti in tal modo i due pilastri della salvezza; sono dati all’uomo i due piedi per camminare o le due ali per volare. Non si tratta però di due cose parallele, quasi che da Dio venisse la grazia e da noi la fede, e la salvezza dipendesse così, in parti eguali, da Dio e da noi, dalla grazia e dalla libertà. Guai se uno pensasse: la grazia dipende da Dio e la fede dipende da me; insieme, io e Dio facciamo la salvezza! Avremmo fatto di nuovo di Dio, un debitore, uno che dipende in qualche modo da noi, e che deve condividere con noi il merito e la gloria. Paolo toglie ogni dubbio quando dice: “Per grazia siete salvi mediante la fede e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio perché nessuno possa vantarsene”. Anche in Maria l’atto di fede fu suscitato dalla grazia dello Spirito Santo.
Raniero Cantalamessa