“Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disianza vuol volar senz’ali”. Il genio di Dante ha un’intuizione formidabile: in Maria sta l’energia del nostro desiderio che, perciò, si fa domanda. Ognuno sente che con lei, con il suo aiuto, diventa più facile domandare e domandare anche l’impossibile. Perchè con l’aiuto di Maria la nostra domanda si riempie di abbandono. Non ha il carattere della pretesa, non esige che Dio si pieghi a noi, sa che Dio conosce il nostro bene e lo compie. Magari attraverso un disegno che spesso ci resta misterioso, che può richiedere sacrificio e sofferenza, fino all’offerta totale di noi stessi, passando attraverso la morte. Le parole con cui Gesù, dalla croce, si rivolge al discepolo prediletto: “Ecco tua madre” sono dette a ciascuno di noi. Sicuri di questa nuova parentela a cui siamo stati consegnati, noi ci affidiamo a lei: o, meglio, a Gesù attraverso Maria. Perchè Maria è totalmente riferita a Gesù. Tuttal la sua consistenza umana e tutta la sua forza amante le derivano da lui. Come disse Giovanni Paolo II, “Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola”. Così, quasi per osmosi, come avviene per ogni figlio con i suoi genitori, noi siamo condotti dalla Madre a imparare i misteri della vita del Figlio e a conformarci a Lui. Per questo la sapienza della chiesa può attribuire alla Vergine le splendide espressioni del libro del Siracide: “Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza. Avvicinatevi tutti a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti. Poichè il mio insegnamento è più dolce del miele, e il possedermi è più dolce del favo di miele”.
Angelo Scola