Il tempo della Quaresima è sempre stato vissuto, nella grande tradizione cristiana, come un tempo di ascesi, di disciplina, di lotta spirituale: si, perchè l’essere e il vivere da cristiano è un esercizio perseverante, una resistenza. Purtroppo l’idea che oggi si ha dell’essere cristiani è quella di avere una generica attitudine alla bontà, di possedere sentimenti religiosi e di nutrire una certa simpatia per il maestro spirituale Gesù Cristo. In realtà, essere cristiani è acquisire a poco a poco i contorni del discepolo e predisporre tutto per essere plasmati dallo Spirito Santo in conformità alla vita stessa di Cristo, la vita concreta, umana vissuta da Gesù di Nazaret, il vero Figlio di Dio e l’Uomo autentico come Dio lo ha pensato e voluto con la creazione. Per questo occorre un’ascesi, compresa innanzitutto come un discernimento e un conseguente impegno, cioè come un saper dire con risolutezza dei “si” e dei “no”. Dire “si” a quello che posso essere e fare in conformità a Cristo, dire “no” alle pulsioni idolatriche egocentriche che ci alienano e contraddicono i nostri rapporti con Dio, con gli altri, con le cose, con noi stessi: rapporti chiamati ad essere contrassegnati da libertà e da amore. Questa disciplina è certamente faticosa, ma è ciò che permette alla fatica di farsi bellezza, qualità della vita autentica e della convivenza. Necessaria è, dunque, anche la resistenza, la lotta spirituale nei confronti delle pulsioni, delle suggestioni, delle ossessioni che sonnecchiano nel profondo del nostro cuore, ma che sovente si destano ed emergono con una forza, una prepotenza aggressiva che le rende per noi tentazioni seducenti. Purtroppo quanti conoscono oggi quest’arte della lotta spirituale, che la mia generazione ha ricevuto da comuni e non rare guide spirituali?
Enzo Bianchi