Se la volontà di Dio è legata al “si” di una creatura

Maria, ha creduto subito, all’istante; non ha esitato, non ha sospeso il giudizio. Al contrario, ha impegnato subito tutta se stessa. Ha creduto che avrebbe concepito un figlio per opera dello Spirito Santo. Non ha detto tra sé: “Bene, ora stiamo a vedere cosa succederà; il tempo dirà se questa strana promessa è vera e se viene da Dio”; non ha detto tra sé:”Se son rose fioriranno …”. Questo è ciò che ogni persona avrebbe detto, se avesse dato ascolto al buon senso e alla ragione. Maria no; Maria credette. Ché se non avesse creduto, il Verbo non si sarebbe fatto carne in lei. Di Abramo, in una situazione simile, quando anche a lui fu promesso un figlio benché in tarda età, la Scrittura dice, quasi con aria di trionfo e di stupore: “Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia”. Oh, quanto ciò ora si dice più trionfalmente, presso di noi, di Maria! Maria ebbe fede in Dio e ciò le fu accreditato come giustizia. Il più grande atto di giustizia mai compiuto sulla terra da un essere umano, dopo quello di Gesù, che però è anche Dio. Paolo dice che Dio ama chi dona con gioia e Maria ha detto il suo “si” a Dio con gioia. Il verbo con cui Maria esprime il suo consenso, e anche tradotto con “fiat” o con “si faccia”, nell’originale, è all’ottativo; esso non esprime una semplice rassegnata accettazione, ma vivo desiderio. Come se dicesse: “Desidero anch’io, con tutto il mio essere, quello che Dio desidera; si compia presto ciò che egli vuole”. Davvero, come diceva sant’Agostino, prima ancora che nel suo corpo ella concepì Cristo nel suo cuore. Ma Maria non disse “fiat” che è parola latina; disse “amen”. Amen – parola ebraica, la cui radice significa solidità, certezza – era usata nella liturgia come risposta di fede alla parola di Dio.

Raniero Cantalamessa 

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